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Salviamo il San Paolo
luogo della memoria

Gli Europei sono saltati. E così non abbiamo corso il rischio che qualche politico in cerca di visibilità, o qualche imprenditore a caccia di affari, riproponesse l’idea di portare lo stadio in periferia, rischiando di costruire l’ennesima cattedrale nel deserto o peggio realizzando un bunker tetro ed inaccessibile. Bisogna, al contrario, puntare decisamente al recupero dell’impianto di Fuorigrotta valorizzandone la storia e il suo intenso valore simbolico come un segnale forte e concreto da mandare ai tifosi ed a tutta la città. Il San Paolo non è un posto qualsiasi e la passione calcistica a Napoli è molto più di uno svago o del semplice tifo per una squadra. E’ uno stato d’animo, una radice comune, un fortissimo senso di appartenenza capace di attraversare ceti sociali e generazioni e, per molti, persino una opportunità di riscatto.  Quel luogo magico e suggestivo, con i suoi spalti gremiti, ha dato corpo, odore, suoni, colori e concreta consumazione a queste peculiarità ed oggi potrebbe restituire voce ed energia a quella maggioranza che subisce in silenzio la sopraffazione di pochi.  Palcoscenico esclusivo di gioie e delusioni, di emozioni irripetibili, specchio di un popolo, delle sue contraddizioni ma anche delle sue straordinarie risorse .  I goal di Canè, l’orgoglio di Juliano, le scaramanzie di Sivori, la grinta di Clerici, l’eleganza di Savoldi, fino alle magiche stagioni di Giordano, Careca e Maradona. La retrocessione in serie B, la catastrofe del fallimento e l’umiliazione della serie C, poi la resurrezione targata Sosa e Calaiò. Ogni fotogramma della nostra storia calcistica degli ultimi cinquant’anni ci riporta in quel quartiere, in quello spazio. Perché dobbiamo cancellare tutto ciò? Lo stadio di una città latina e passionale dove il calcio è così importante da rappresentare un patrimonio collettivo che contraddistingue, unisce ed appassiona, andrebbe tutelato e valorizzato come hanno saputo fare a Barcellona e Buenos Aires, ma non certo chiuso e abbandonato.  Alla Boca come al Nou Camp ogni giorno tantissime persone fanno file di ore e pagano costosi biglietti anche solo per affacciarsi dagli spalti vuoti, calpestare l’erba dei campioni e magari scendere negli spogliatoi dove con pochi soldi sono stati allestiti veri e propri piccoli musei che raccontano ai visitatori la storia di quelle squadre e la passione per quelle maglie. E’ davvero così difficile usare la fantasia? Saul Bellow, grande scrittore americano e premio Nobel, scriveva “la memoria è vita” ma forse ci si è dimenticati persino di questa straordinaria , efficace ed economicissima risorsa . <strong>Claudio Botti</strong><em> </em>

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