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Le pagelle ragionate sui nuovi acquisti del Napoli/2: Diawara, Rog, Giaccherini, Milik

Il Napolista fa un primo bilancio dei calciatori arrivati durante il mercato estivo. Pagelle positive per Diawara e Milik, giudizio sospeso per Rog e Giaccherini.

Le pagelle ragionate sui nuovi acquisti del Napoli/2: Diawara, Rog, Giaccherini, Milik

La prima di queste pagelle puntata, pubblicata ieri, è consultabile qui.

Giaccherini

Giaccherini

Dare il voto alla prima parte di stagione di Emanuele Giaccherini è semplice. Perché non c’è. Interpretare questa mancanza di giudizio vuol dire riconoscere un equivoco di fondo nell’arrivo dell’ex Sunderland al Napoli. Neanche tanto un equivoco, quanto l’esistenza di un problema insormontabile, che non dipende da nessuno (e che l’amico Giaccherini doveva prevedere): José Callejon. Fin dai primi giorni di rumors a Dimaro, tutti sapevano che Giaccherini sarebbe arrivato a Napoli come alternativa allo spagnolo. Solo che  l’alternativa a Callejon è un paradosso, uno squarcio nello spazio-tempo. Nel senso che non esiste.

Quindi, al di là dell’infortunio che ne ha rallentato la preparazione e l’inizio di stagione di Giaccherini, questi primi sei mesi di annata calcistica sono da considerare neutro, senza una reale incidenza. L’ex Juventus ha giocato in tutto 236 minuti in 3 competizioni, distribuiti su 12 partite reali. Un totale, quindi, di 19 minuti a partita. In una sola occasione, contro lo Spezia, ha superato la mezz’ora effettiva di gioco. Ha segnato, ha giocato pure abbastanza bene. Ma parliamo anche di una partita che si è giocata a gennaio, dopo cinque mesi di recupero.

Riportare statistiche riferite a un minutaggio medio così basso non ha senso, quindi il giudizio – sospeso tendente al negativo – non è del tutto oggettivo. La sensazione, durante le prime apparizioni, era quella di un giocatore ancora appesantito rispetto ai suoi standard. Non ancora in forma, lontano dalle sue possibilità. Siamo in miglioramento, ed è giusto (pure per principio) averlo trattenuto. Per verificarlo, soprattutto nel periodo caldo (eufemismo) che ci aspetta. Ci sarà bisogno di lui, anche di lui. Nonostante l’automa Callejon.

Diawara

Highlights personali di Diawara durante Napoli-Intr

Il calciatore che ha ispirato questi due pezzi, che in qualche modo fa da benchmark per i nostri giudizi. Un affare assoluto, come detto dal suo procuratore. Sosteniamo questa visione, la sottoscriviamo e la controfirmiamo per doppia approvazione. I parametri sono assoluti: 19 anni (20 a luglio, quindi a fine stagione), un prezzo alto (14 milioni) ma assolutamente in linea col mercato.

E delle statistiche favolose, che esulano da sensazioni miste (di cui parleremo dopo): 90% di pass accuracy in 10 presenze di Serie A, 86% in 213′ di Champions League, 4 occasioni create, il 55% dei duelli individuali vinti e 3 azioni difensive per match. Quest’ultimo dato, però, va analizzato sviscerandolo: il 50% di questi eventi sono infatti intercetti. Ovvero, palloni rubati alla manovra avversaria senza ingaggiare duello fisico. Una dicitura che, in pratica, significa una cosa bellissima: Diawara legge benissimo il gioco avversario. Quindi, legge benissimo il gioco in senso assoluto. A 19 anni, interpretando uno dei ruoli più delicati in un sistema di squadra organico, che attacca e difende in 10 uomini. Che meraviglia.

Poi, le sensazioni. Ve le dovevamo. Inizialmente, Diawara ha avuto un impatto come quello di un meteorite: personalità, freddezza, intelligenza, anche un briciolo di sana follia. Poi, dopo, sono venuti fuori i 19 anni e quindi qualche prestazione un po’ così. Il ritorno di Jorginho a un’accettabile condizione fisica e mentale, unito al rientro di Albiol (fondamentale appoggio per il metronomo italo-brasiliano) hanno un po’ ridotto il minutaggio di Amadou, che però rientra pienamente nel concetto di rotazione sarriana. Molto più di Rog, quasi come Zielinski. Il tutto, sempre a 19 anni.

Quindi, con margini di crescita assolutamente spaventosi perché non individuabili – in senso positivo, ovviamente. Diawara è il futuro di questo club, a livello tecnico e pure a livello economico. La narrazione sempre un po’ fasulla del mercato ci ha raccontato di un’offerta del Tottenham di 40 milioni. Già ora, anzi già a novembre-dicembre. Non è inverosimile, comunque. Una plusvalenza di 26 milioni in tre mesi. Difficile chiedere di meglio al mercato, da qui a sempre.

Rog

Spezia

Mai prima d’ora si era visto un movimento popolare così, a Napoli, per un calciatore che non conosciamo. Che non conosciamo bene, almeno. Sì, perché alla fine Rog ha giocato poche volte in un contesto accessibile al pubblico napoletano. Una partita agli Europei, 25 in Champions di cui la stragrande maggioranza nei preliminari estivi. Insomma, tanti video su Youtube e un continuo invocarlo nei momenti di difficoltà (pochi) del Napoli. Parlare di Rog, più che del suo limitato (inesistente) contributo in campo, vuol dire parlare della sua narrativa. Ci abbiamo giocato anche noi, come quando H.G. Esposito scrisse il pezzo distopico su Sarri dopo Atalanta-Napoli. Lettura consigliata, pure a distanza di mesi.

Il giudizio su Rog, noblesse oblige, è sospeso. L’abbiamo analizzato tatticamente dopo le sue prime, brevissime apparizioni. Lo abbiamo visto subentrare per quattro volte, poi l’abbiamo visto in una partita intera contro lo Spezia. Potrà farci divertire, ma finora non è stato ancora pronto. La “colpa”, se di colpa si può parlare per un ragazzo di 21 anni che ha giocato tutta la sua vita nel campionato croato, è da dividere tra lo stesso Rog e Sarri: 85% alle condizioni particolari del ragazzo, 15% all’intransigenza tattica dell’allenatore. Che, eufemismo, è un po’ refrattario a schierare calciatori ancora non perfettamente allineati con il suo modo di giocare.

Ci sta, è anche giusto. L’esempio massimo da questo punto di vista è Chiriches, ai margini lo scorso anno e ora primissima riserva anche davanti a Maksimovic e Tonelli. Il percorso di Rog sarà questo, le qualità ci sono e la dimensione internazionale e internazionalmente riconosciuta del suo talento sono una garanzia quasi assoluta. Ci vorrà solo il giusto tempo. Per il momento, non vogliamo esprimerci. Non potremmo neanche, dopotutto.

Milik

Il suo infortunio è stato un rimpianto cocente fino a che Mertens non si è svegliato. Che poi, alla fine, le cose si sono aggiustate quasi perfettamente. Il Napoli di Milik mise insieme due punti a partita, erano 14 alla settima giornata. Il Napoli senza Milik ha una media leggermente superiore (31 punti in 15 partite), e ha anche una media gol più alta. Il problema è stato solo il tempo iniziale con l’attaccante polacco ai box. Quello dell’adattamento alla nuova situazione, quello del dualismo Mertens-Gabbiadini. E delle bestemmie contro la sfortuna, che era riuscita a portarsi via l’attaccante che era riuscito a “sostituire”, in qualche modo almeno, Gonzalo Higuain.

Il giudizio, quindi, non può essere che positivo. Alla luce dei 7 gol segnati in 9 partite in azzurro, del 91% di shot accuracy in campionato (dei 10 tiri non ribattuti, 9 sono nello specchio della porta e solo uno fuori) , persino delle 3 occasioni create attraverso key passes. Milik aveva iniziato alla grande, e parametrando il suo acquisto all’età e alla cifra spesa, l’affare era praticamente già certificato. Poi, è andata diversamente. Il giudizio è rimato positivo per un bel po’ di tempo, quello della riabilitazione. Ci vorranno settimane, forse mesi, prima di rivedere un Milik in grado di ritornare al rendimento confezionato prima dell’infortunio. Dopo, la speranza è di poter chiudere quel giudizio nello stesso modo in cui era iniziato.

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