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I 36 cross tentati dal Napoli ci dicono che Sarri ha perso la sfida tattica con Rebrov

Napoli-Dinamo Kiev, l’analisi tattica: l’atteggiamento della Dinamo ha ingolfato il Napoli, che non ha fatto altro che sbattere sul muro ucraino.

I 36 cross tentati dal Napoli ci dicono che Sarri ha perso la sfida tattica con Rebrov
Maurizio Sarri fotografato da Matteo Ciambelli

Baricentro

Per capire bene Napoli-Dinamo Kiev, si deve necessariamente partire da un’immagine, che è un po’ la descrizione visiva di quello che avviene lungo tutta la partita. La Dinamo Kiev schierata nella sua metà campo, con le linee strettissime e altissime per chiudere preventivamente le linee di passaggio ed evitare la profondità al Napoli.

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La scelta di Rebrov è stata intuitiva quanto (difensivamente) efficace. Per far sì che il Napoli non trovasse sbocchi, bisognava cercare di sfruttarne le problematiche tattiche. L’assenza di un riferimento offensivo fisico (lo stesso Gabbiadini non avrebbe aiutato in questo senso, non ha la capacità di tenere palla spalle alla porta), la difficoltà di liberare uomini tra le linee, la necessità di dover stringere con gli esterni offensivi per aiutare Mertens. Tutte queste criticità sono state in qualche modo fatte proprie dalla Dinamo, che ha utilizzato l’arma della compattezza e del pressing centrale per costringere il Napoli ad allargare il gioco, per poi fare densità al centro e ribattere tutti i tentativi dall’esterno.

Contemporaneamente, tutti i calciatori rimanevano stretti in modo da evitare che il pallone potesse passare agilmente per vie centrali, in modo da azionare le mezzali. L’ultima accortezza riguarda la posizione della linea difensiva. Altissima all’inizio (in modo da costringere il Napoli a schiacciare Mertens). Poi leggermente più arretrata nel momento in cui il Napoli ha preso le misure, riuscendo a liberare i corridoi per gli inserimenti centrali (le due volte che il belga si è trovato da solo, lanciato in profondità, davanti al portiere). La statura imponente dei due centrali ha fatto il resto, depotenziando l’unico modo per servire le punte, attraverso palloni alti o comunque a scavalcare la linea mediana.

I numeri

Tutte queste situazioni le leggi nei dati, le verifichi nei posizionamenti: il Napoli, tra corner e open play, ha crossato per 36 volte. Di queste, solo 8 volte in modo preciso. Se togliamo i palloni dall’esterno, scopriamo che i key passes effettuati dai calciatori del Napoli sono appena 7 in 90′, di cui appena 3 portati a buon fine in una zona centrale di campo.

Sotto, invece, mostriamo i campetti posizionali medi delle due squadre: non ci sono grandi differenze, la Dinamo Kiev ha mantenuto la stessa altezza in campo del Napoli, con i due centrali a tenere su la linea del fuorigioco e gli altri a pressare sui portatori di palla della squadra di Sarri. Che, in questo modo – lo abbiamo spiegato, calcolato, mostrato coi numeri – è stata quasi del tutto disinnescata: delle 17 conclusioni verso la porta, 5 sono arrivate dall’interno dell’area (tutte finite fuori, 4 frutto di azioni da corner) e 4 sono state respinte dal difensore. Le uniche 5 parate di Rudko sono arrivate su tiri scagliati dal limite dell’area. Sotto il campetto, la rappresentazione grafica di tutti i 17 tentativi della squadra di Sarri.

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A sinistra il Napoli, a destra la Dinamo

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Duello perso

C’è poco da dire: il Napoli ha un’assenza grave al centro dell’attacco, ma Sarri ha assolutamente perso il duello tattico con Rebrov. Le occasioni più nitide nascono da errori avversari (la palla sciaguratamente sprecata da Insigne, che tira invece di servire Callejon, nasce da un appoggio sbagliato degli ucraini) o dal posizionamento ibrido di Gabbiadini, che nei primissimi minuti della sua partita riesce a costruirsi due conclusioni dal limite puntando verticalmente l’area di rigore, e ricevendo il pallone sui piedi.

È la sua giocata preferita, ma nasce comunque da una situazione iniziale che esula da una normale costruzione dell’azione: a difesa schierata, è difficile che il centravanti possa seguire l’azione partendo da dietro, anche perché non ci sarebbe nessuno a garantire la profondità. Un altro segnale di come la posizione perfetta per Gabbiadini sarebbe quella di seconda punta mobile, accanto a un centravanti. Con grandi qualità di tiro, come vediamo sotto.

Difesa promossa

Ci sono anche altri dati a testimoniare come la sfida tra Sarri e Rebrov sia stata ad armi pari se non favorevole al tecnico ucraino: il possesso palla è praticamente identico (51% a 49%), così come i passaggi effettuati e la pass accuracy. Il Napoli ha avuto più occasioni da gol (la Dinamo ha cercato la conclusione per 6 volte, un tiro ribattuto e 5 conclusioni fuori dallo specchio) rispetto all’avversario, ma non ha mai dato la sensazione di essere veramente pericoloso, arrembante, intenso dal punto di vista offensivo.

Dietro, al netto dell’atteggiamento speculativo della Dinamo dopo un inizio sbarazzino (Rebrov ha bloccato il Napoli, ma la scelta è comunque incomprensibile: il pareggio ha eliminato i campioni d’Ucraina anche dall’Europa League, il baricentro tenuto alto non ha mai portato a un reale tentativo di alimentare un reale forcing offensivo), il Napoli non ha sofferto praticamente nulla. Una sola azione con scompenso, quella che ha portato al tiro Sydorchuk al 55esimo: Ghoulam chiude in ritardo, non è accompagnato da Insigne e Yarmolenko trova il compagno in area, per la conclusione. Alta, per fortuna. Per il resto, appena cinque key passes (uno addirittura del portiere Rudko) e zero occasioni nitide. Sotto, la scarna heatmap della formazione ucraina.

Napoli

Tra i calciatori, nulla di eclatante da segnalare.

Ancora merito della Dinamo, che ha giocato una partita esemplare almeno dal punto di vista del semplice contenimento. Diawara, ad esempio, ha giocato meno palloni di Albiol e Koulibaly (60 contro 70 e 78) e non è stato brillantissimo nella distribuzione (83% di pass accuracy).  Mertens è stato inconcludente e molto impreciso nei passaggi (un solo dribbling, il 66% di accuratezza negli appoggi). Hamsik è stato il calciatore con il maggior numero di conclusioni tentate (7), ma anche quello che ha perduto più possessi (3). Insomma, il Napoli e i suoi calciatori non hanno fatto altro che sbattere contro il muro alzato da Rebrov dopo un principio di gara che invece lasciava presagire altro, con una Dinamo proattiva e costantemente alla ricerca del cambio di gioco per sfruttare gli scompensi genetici del 4-3-3 di Sarri.

Conclusioni

A fine partita, Sarri ha sottolineato che i dati fisici del Napoli non sono in calo. Noi ovviamente non possiamo obiettare. Ma la sensazione è che la squadra faccia moltissima fatica a costruire gioco e quindi arrivi a sprecare molte energie senza un reale costrutto. Al di là della mancanza di Milik o comunque di un centravanti di ruolo (nelle 7 partite giocate senza il centravanti polacco, il Napoli ha comunque segnato 1,42 gol a partita), il Napoli non riesce a creare occasioni nitide che non siano giocate di reazione, su un errore dell’avversario, o comunque non si esprimano attraverso conclusioni dalla distanza. Come nel primo tempo a Udine, così ieri sera per tutta la partita con la Dinamo Kiev. La scarsa brillantezza di Insigne, Hamsik e Mertens fa il resto, anche perché Callejon ha caratteristiche offensive da finalizzatore puro e non di creatore di gioco.

L’avversario, ieri sera, ha fatto il resto. La Champions non è facile, e la Dinamo Kiev è stata comunque in grado di mettere in difficoltà tutte le sue avversarie (solo un gol subito a Lisbona con un rigore sbagliato, 1-1 a Istanbul contro il Besiktas). Ieri sera, i demeriti del Napoli finiscono dove cominciano i meriti di Rebrov, che ha deciso di non essere coraggioso ma di portare a casa un punto inutile ma che, come si diceva una volta, “fa morale”.inguaia il Napoli, che ha ancora il proprio destino in mano. La prestazione di ieri sera, però, ci dice che questa squadra è in un momento di sofferenza, forse anche dal punto di vista del gioco. O, almeno, nella capacità di rendersi pericolosa. Non è proprio rassicurante.

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