Inler sta diventando un caso, pilota con la cloche bloccata

Inler sta diventando un “caso”. Il suo apporto è al di sotto delle qualità del giocatore. La sua presenza si fa sentire poco. Illumina il gioco a strappi e non contrasta efficacemente.

Inler Napoli

Dopo Parma (risultato misero) e Bayern (partita coraggiosa, risultato magnifico), i misteri sono due e i problemi sono quattro.
C’è il mistero Inler che non riesce ancora ad essere il sovrano del centrocampo, come era nelle aspettative. C’è il mistero Cavani che ha perso corsa, esplosività e tiro a rete. C’è però l’alibi degli impegni con le rispettive nazionali e i lunghi viaggi.
Inler sta diventando un “caso”. Il suo apporto è al di sotto delle qualità del giocatore. La sua presenza si fa sentire poco. Illumina il gioco a strappi e non contrasta efficacemente. Dovrebbe essere il faro e il punto di riferimento centrale. Non lo è ancora. Non trova mai la posizione giusta e galleggia a centrocampo. Era il rinforzo più notevole per questa stagione. Non ha ancora dato l’apporto atteso per il salto di qualità della squadra. E’ un pilota con la cloche bloccata.

Tra infortuni e viaggi con la nazionale uruguayana, Cavani ha perso la brillantezza della corsa e l’inventiva del tiro irresistibile. Dopo l’opaca prestazione contro il Bayern è uscito dal campo deluso. Generoso nei rientri e nel dar mano forte alla difesa, sta mancando come artigliere principe. L’anno scorso, dopo sei giornate, aveva segnato 5 gol in quattro partite. Gol pesanti per il pareggio a Firenze e il pari casalingo col Bari. Gol decisivo per la vittoria esterna sulla Sampdoria. Doppietta a Cesena. Ora, decisivo in una sola gara, è fermo alla tripletta contro il Milan (ma poi ha saltato una partita e mezza). Nelle ultime gare è apparso poco reattivo perdendo più volte il controllo del pallone al momento della conclusione.

I problemi sono quattro.

In conseguenza delle prove insufficienti di Inler, il centrocampo è in difficoltà. Primo problema. Il centrocampo crea poco e non fa il filtro necessario (lo fa confusamente). E’ disarticolato e lascia la difesa esposta. Gargano è tornato a dannarsi per tutto il campo pressando e sbagliando, e gli tocca spesso di finalizzare con esiti alterni. Quando Inler ha giocato meglio, anche Gargano ha giocato meglio. Dov’erano Inler e Gargano sulla penetrazione in gol di Kroos, un centrocampista che doveva essere controllato da un centrocampista azzurro?
C’è la novità di Hamsik che si sacrifica molto rientrando. Non dovrebbe essere il suo compito principale. Ma, se arretra, vuol dire che i centrocampisti hanno bisogno di un aiuto.

Problema numero due

Problema numero due. Hamsik. Assorbito da compiti di copertura e di sacrificio, con scarso rendimento nei contrasti, Marekiaro si sfianca, gira a vuoto, manca nella più concreta proiezione offensiva, non c’è e non è lucido nella battuta per il gol.
Problema numero tre. L’attacco. Mancando l’apporto di Cavani al livello dello scorso anno, le chances offensive del Napoli si riducono dell’80 per cento. Chi tira in porta se il Matador è lontano dal gol?
S’è già detto della posizione di Hamsik. Si sa dei limiti di Lavezzi nelle conclusioni. Gli esterni non tirano, se si esclude Maggio che ha spesso la capacità di farsi trovare per la battuta decisiva sotto rete. Non tira Inler che, pure, è dotato di una buona frustata da fuori area. Ma non riesce mai a crearsi lo spazio e, quando si avvicina al limite avversario, o fa un tocco in più per liberarsi al tiro perdendo l’attimo propizio o si fa chiudere per mancanza di rapidità.
Fino a che il Napoli non avrà tre, quattro tiratori sarà dura soprattutto contro squadre che si chiudono.
Così crudemente disossato, il Napoli sembrerebbe una squadra mediocre. Non è così. E’ sempre la squadra del terzo posto e delle ardenti prestazioni in Champions. Il gruppo è compatto, ben motivato e preparato da Mazzarri. L’impegno dei giocatori è notevole se si esclude che il rendimento di qualcuno, fra i più importanti, è ora al di sotto dello standard normale.
La disamina critica cerca di dare una spiegazione agli impacci di un Napoli che doveva migliorarsi rispetto allo scorso anno.
Il miglioramento non c’è, come non c’è una panchina adeguata per i cambi di gioco e per alternative individuali all’altezza.
Paradossalmente, questi limiti accrescono i meriti di Mazzarri che, però, cade nel vittimismo quando dice che all’estero il Napoli viene osannato (?) e in Italia viene criticato. Ma, onestamente, il gioco “innovativo” della squadra (nell’opinione dei tedeschi alla vigilia del match di martedì sera) non si riesce a vederlo.
Le ripartenze restano l’arma migliore degli azzurri e qui finisce la qualità del Napoli che non ha doti di palleggio (e palleggiatori adeguati) per imporre il controllo delle partite e la sua superiorità.
Il limite resta quello dell’anno scorso. Quando tutti stanno bene e la squadra spinge sull’acceleratore, il Napoli può essere irresistibile. Ma votarsi costantemente all’offensiva, richiedendo prestazioni-super e un grande dispendio di energie, non può essere tutto. Ci sono pur gli avversari che non te lo permettono. La Juve attacca sempre, ma ha una robusta “rosa” di goleador.
Il Napoli va in difficoltà a governare le gare, a districarsi, a tenere palla, a farla girare, a “raffreddare” il match e gli avversari, in una parola ad essere padrone del gioco quando i tenori steccano o la squadra non può esprimersi come sa.
Questo è il problema numero quattro. La mancanza della capacità di gelare il gioco, di fare possesso-palla, di “proteggere” il risultato, di domare le partite più ostiche con un atteggiamento tattico adeguato senza andare all’assalto e offrirsi al contropiede avversario.
Questa “tattica” è andata bene l’anno scorso acciuffando in extremis risultati strepitosi (la zona Mazzarri). Ma questo non è il “passo” di una grande squadra che deve sapersi “fermare”, controllare il match, nascondere la palla all’avversario, badare al sodo e non andare gloriosamente all’avventura, accontentarsi del risultato minimo (come sarebbe stato necessario a Verona e contro il Parma) per non perdere tutti e tre i punti.
Ora, però, se i tre tenori e qualche altro azzurro in formato grigio verranno fuori al massimo delle possibilità, come nella cavalcata dell’anno scorso, ogni critica sarà felicemente cancellata e non saremo sempre debitori al magnifico De Sanctis di cavare le castagne dal fuoco.
Insomma, Napoli bello e impossibile.
Intanto, è in corsa in campionato e nella Champions. Ed è quello che conta.

 

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