Arbitri, il presidente Zappi a processo (ha fatto pressioni per promuovere Orsato e Braschi): aveva provato a patteggiare
Repubblica: la procura Figc ha respinto la richiesta. Se sarà squalificato per più di due mesi, dovrà dimettersi. Nella carriera da dirigente arbitrale, aveva già scontato 10 mesi di inibizione.

Db Milano 01/12/2025 - Gran Gala' del Calcio Aic 2025 / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Antonio Zappi
La procura Figc ha messo a giudizio Antonio Zappi, presidente dell’Aia (Associazione arbitri italiani), per il caso delle dimissioni dei due designatori arbitrali di Serie C e D Ciampi e Pizzi.
Respinta la richiesta di patteggiamento di Zappi, ora rischia l’incarico
Repubblica scrive:
Prima di dichiararsi innocente, Antonio Zappi aveva provato a patteggiare. Invece andrà a processo sportivo: così ha deciso la procura federale, che contesta al capo dei fischietti italiani le pressioni per spingere alle dimissioni due designatori arbitrali: sono Maurizio Ciampi e Alessandro Pizzi. Fino a un anno fa erano loro a designare gli arbitri per la serie C e per la serie D. A luglio sono stati portati a rinunciare al loro incarico. E alla relativa retribuzione. È successo dopo una serie di telefonate fatte proprio dal presidente Zappi, che voleva — come poi è avvenuto — sostituirli con Daniele Orsato e Stefano Braschi, nonostante il contratto in essere. «Ho avuto una crisi di nervi e mi misi a piangere», ha raccontato Ciampi al procuratore federale Giuseppe Chinè e ai suoi sostituti. «Le dimissioni non sono state pienamente libere», ha aggiunto Pizzi. «Se tornassi indietro non accetterei di dimettermi». A Ciampi il cambio di ruolo ha generato un pregiudizio di natura patrimoniale arrivando a percepire “un compenso inferiore di 10mila euro”. Mentre nel caso di Pizzi la riduzione dell’emolumento è stata addirittura di 30mila euro: da 50mila a 20mila.
La data del processo sportivo sarà fissata per la prima settimana dopo il 6 gennaio, quindi dopo il periodo di feste. Ma Zappi si era convinto di poter evitare il procedimento con un patteggiamento. Giovedì scorso, infatti, Zappi era stato ascoltato dal procuratore Chinè su sua richiesta. Il giorno dopo, via pec, il suo avvocato ha inviato alla procura della Federcalcio una richiesta di patteggiamento. La proposta era di scontare un’inibizione (l’equivalente della squalifica) di 15 giorni. Così quantificati: pena di 40 giorni, ridotta del 50 per cento in ragione del patteggiamento e ulteriormente ridotta sulla base di una presunta “collaborazione”. Il procuratore federale l’ha respinta, quindi, giudizio sia. Ma per Zappi è due volte pericoloso. Perché chi supera i 12 mesi di inibizione complessivi negli ultimi 10 anni va incontro alla decadenza dagli incarichi che ricopre nell’ambito della Federcalcio. E nella sua lunga carriera da dirigente arbitrale, l’attuale presidente dell’Aia ha già scontato a vario titolo 10 mesi di inibizione. Basterebbe una squalifica superiore ai due mesi per costringerlo a rinunciare alla sua posizione alla guida dell’Aia.











