Mourinho non spreca mai un microfono, le frecciate ai giornalisti che avevano criticato lui e il Benfica (A Bola)
La vittoria sul Napoli è un successo più psicologico che di classifica. Lo Special One ne ha approfittato per rimettere pubblico e critici al loro posto

Roma's Portuguese head coach Jose Mourinho talks to a reporter as his team inspects the pitch of the National Arena in Tirana on May 24, 2022 on the eve of the UEFA Europa Conference League final football match between AS Roma and Feyenoord. (Photo by OZAN KOSE / AFP)
Come Mourinho ama dare fastidio… nessuno lo fa meglio (A Bola)
Scrive A Bola:
“Nel dopopartita del trionfo del Benfica contro il Napoli, l’allenatore ha colto l’occasione per rimettere i critici al loro posto. Senza alzare la voce, ha fatto ciò che sa fare meglio: ha usato le parole come un bisturi, non come un martello”.
Mourinho che fa Mourinho
Ricardo Jorge Costa, sulle colonne di A Bola, quotidiano portoghese, ha commentato così:
“Dopo la vittoria del Benfica sul Napoli — un successo più psicologico che di classifica — l’allenatore ha utilizzato il post-gara come chi torna sul palco, non per giustificarsi, ma per mettere pubblico e critici al loro posto. Senza mai alzare il tono, Mourinho ha fatto ciò che da sempre lo distingue: usare le parole con precisione chirurgica.
Perché una cosa che lo Special One non fa mai è sprecare un microfono. Ha parlato della partita, sì, ma soprattutto ha parlato attraverso la partita. Ha trasformato il 2-0 al campione d’Italia in un manifesto: contro gli esperti nel criticare il Benfica. Quelli che, dice lui, si sono sbizzarriti a dare bastonate alla sua squadra, che però, resiliente, continua a essere viva”.
Rios l’artista
Commenta ironicamente il quotidiano portoghese:
“La battuta sul gol è stata più di una frecciata — è stato uno specchio. Ha mostrato il Mourinho di sempre: quello che non perdona ciò che considera un discorso distorto contro di lui o contro il club che rappresenta. Insinuando che, se l’azione di Barreiro e Ríos fosse stata colorata di verde o di blu (ossia dello Sporting o del Porto, ndr), i titoli sarebbero stati ben diversi, ha messo a nudo la vecchia ferita del calcio portoghese: il confine confuso tra analisi e risentimento. Non ha fatto nomi, perché non serve — l’arte di Mourinho è mandare frecciate con destinatario, ma senza mittente”.
E se c’erano dubbi sull’intenzione del messaggio, è bastata l’ironia finale. «Ríos è peggiorato con me, si vede; e anche Dahl…».
Scrive A Bola:
“Una frase breve, acida al punto giusto, come solo Mourinho sa fare. Un elogio travestito da sarcasmo, una pacca sulla spalla data con la stessa mano che indica l’errore. In fondo, un modo per dire che, anche sotto pressione, la squadra ha anima e spirito collettivo — e che lui, José, continua a comandare nello spogliatoio e nella narrativa.
Tempestivo o provocatorio? Forse entrambe le cose. Mourinho gioca con il tempo e con il contesto; sa che quando vince, ha più legittimità per parlare forte. Ma sa anche che ha bisogno di queste vittorie per alimentare il mito che ha costruito: quello secondo cui il mondo lo attacca perché lui dà fastidio. E una cosa che Mourinho ama fare è proprio questa: dare fastidio”.
Mourinho che fa Mourinho.











