Addio a Nicola Pietrangeli, primo italiano a vincere uno Slam, la Coppa Davis era la sua storia

Ha vinto due volte il Roland Garros e detiene il record di match (164) e vittorie (110) in Davis e faceva parlare di sé anche per le sue storie da copertina

Pietrangeli

Il tennis italiano saluta Nicola Pietrangeli, scomparso all’età di 92 anni. Primo azzurro a vincere un torneo del Grande Slam e unico italiano inserito nella Hall of Fame del tennis mondiale, Pietrangeli ha attraversato oltre mezzo secolo di storia sportiva lasciando un’impronta che pochi altri hanno saputo avvicinare.

Primatista assoluto di incontri disputati in Coppa Davis – 164 partite totali, con 78 vittorie in singolare e 42 in doppio – ha formato con Orlando Sirola il tandem azzurro più vincente di sempre. Capace di imporsi 34 volte in 42 match. Da capitano portò l’Italia al suo primo trionfo nella competizione, nel 1976 in Cile, una vittoria arrivata dopo settimane di tensione politica e pressioni per il boicottaggio della finale.

Fra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta Pietrangeli è stato stabilmente tra i migliori dieci tennisti al mondo, secondo le classifiche redatte dai giornalisti nell’era pre-computer. Il suo nome resta soprattutto legato al Roland Garros, vinto nel 1959 e nel 1960, con altre due finali disputate nel 1961 e nel 1964. In carriera ha raccolto 48 titoli complessivi, due successi agli Internazionali d’Italia (1957 e 1961) e una lunga serie di piazzamenti di prestigio, compresa la semifinale raggiunta a Wimbledon nel 1960 dopo una battaglia di cinque set contro Rod Laver.

Le sue vicende sportive si intrecciano spesso a episodi entrati nel folklore del tennis italiano: la vittoria agli Internazionali del 1957 contro Beppe Merlo, la finale di Torino del 1961 contro Laver, la rinuncia al contratto professionistico offerto da Jack Kramer dopo la cerimonia inaugurale dei Giochi Olimpici di Roma. Era un talento istintivo, capace di improvvisi picchi di qualità tecnica, celebre per la sensibilità di tocco, la palla corta e il rovescio in anticipo.

La Coppa Davis è rimasta il suo riferimento costante. Esordì giovanissimo nel 1954 e chiuse la carriera in nazionale vent’anni dopo, in doppio con Adriano Panatta. Da capitano, nel 1976, guidò la squadra alla conquista della storica insalatiera a Santiago del Cile. Un successo maturato in un clima politico complesso e segnato anche da minacce personali, come lui stesso ha ricordato più volte.

Nato a Tunisi l’11 settembre 1933 da padre italiano e madre russo-danese, arrivò a Roma dopo la guerra e si avvicinò al tennis quasi per caso, dopo aver accarezzato l’idea di diventare calciatore. Nel decennio d’oro del tennis australiano seppe comunque ritagliarsi un ruolo di vertice sulla terra battuta, superficie che ne esaltava i tempi d’anticipo e la creatività.

Figura centrale del movimento sportivo italiano, Pietrangeli ha rappresentato per generazioni un modello tecnico e culturale. “Penso che abbia fatto più di ogni altro per il tennis italiano”, scrisse Jaroslav Drobný, tre volte campione Slam. Con la sua scomparsa si chiude una pagina decisiva della storia dello sport azzurro, segnata da risultati, aneddoti e da una personalità rimasta sempre fuori dagli schemi.

Negli anni della Dolce Vita, Nicola Pietrangeli fu anche protagonista di storie da copertina che contribuirono a costruire il suo mito oltre il campo da tennis. Amato dai fotografi, corteggiato dal jet set romano e internazionale, frequentò attrici, modelle e volti noti dell’epoca, incarnando l’eleganza spensierata dei favolosi Sessanta. Tra le relazioni più chiacchierate, quella con la spogliarellista polacca Candida, conosciuta al Crazy Horse di Parigi, che lo accompagnò al Roland Garros del 1959 a bordo di una Buick bianca poi finita nei fascicoli della Narcotici francesi. Prima e dopo di lei, flirt e passioni hanno alimentato la sua fama di playboy gentile: Pietrangeli entrava nei rotocalchi come protagonista naturale, tra serate nei locali più esclusivi, amicizie cinematografiche e un carisma che, già allora, andava ben oltre i confini del tennis.

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