Il Congo: un Paese che soffre, vive nella paura e che grazie a un francese (Desabre) ha scoperto di poter esistere nel calcio
Espn Africa e Sofoot raccontano la qualificazione ai playoff Fifa dei Leopards. Desabre ne ha ricostruito l'anima. Ha imparato la lingua, ha capito le regole non scritte. Mancano dal Mondiale dal 1974, allora si chiamavano Zaire

Supporters celebrate in the streets as they wait for the arrival of the bus transporting the DRCongo national soccer team upon their arrival in Kinshasa on November 17, 2025. The coach of Nigeria accused a player from DR Congo of practicing "voodoo" on Sunday during the Super Eagles' penalty shootout loss to the Congolese, which secured their country a spot in the intercontinental playoffs for the 2026 World Cup. (Photo by Hardy BOPE / AFP)
La Repubblica Democratica del Congo ha compiuto un passo gigantesco verso il sogno mondiale, assicurandosi un posto nei playoff interconfederali di marzo. Una qualificazione che manca dal 1974 e che oggi torna a essere concreta dopo aver superato il Camerun e la Nigeria ai rigori con tanto di polemica sul rito vodooo. L’analisi è di Espn.
Il regolamento per andare ai Mondiali
L’Africa ha a disposizione 9 posti per il Mondiale 2026 con la possibilità di aggiungere un’altra squadra attraverso il play-off. Al momento sono qualificate Egitto, Senegal, Sudafrica, Capoverde, Marocco, Costa d’Avorio, Algeria, Tunisia e Ghana. Nel mini-torneo tra le 4 migliori seconde classificate, ha trionfato la Repubblica Democratica del Congo. A marzo si giocherà il torneo Fifa Playoff che metterà in palio gli ultimi due posti disponibili per il Mondiale e vedrà 6 squadre impegnate: 2 squadre Nord/Centro America (le due migliori seconde dell’ultima fase di qualificazioni), 1 squadra Asia (chi vince lo spareggio tra le due migliori seconde dell’ultima fase di qualificazioni), 1 squadra Africa (la Repubblica Democratica del Congo), 1 squadra Sud America (la settima classifica nel girone, cioè la Bolivia), 1 squadra Oceania (la perdente della finale dell’ultima fase, cioè la Nuova Caledonia).
L’impronta indelebile sul Congo di Desabre
Arrivato nell’estate del 2022 – Scrive So Foot – in una squadra profondamente divisa, Desabre non si è limitato a ricostruire lo stile di gioco della squadra, ma ne ha ricostruito l’anima. Ha imparato la lingua del paese, il lingala, ha cantato l’inno, ha capito le regole non scritte, gli infortuni, le aspettative. Ha vissuto con la squadra affinché vivesse per lui. Il suo bilancio è quasi irreale: 25 vittorie, 10 pareggi e solo 8 sconfitte. La sua partecipazione alla Coppa d’Africa del 2023, conclusasi in semifinale (0-1), ha riportato il paese sulla mappa geografica del calcio. Una nuova generazione ha capito che valeva qualcosa, che aveva un potenziale reale e che la Repubblica democratica del Congo non era destinata a essere solo una nota a pie’ di pagina del 1974, né un ricordo dei 14 gol subiti in quel Mondiale. (Allora, ricordiamolo, si chiamava Zaire).
Una vittoria per il Paese
È impossibile comprendere il significato di questa vittoria senza capire cos’è il Congo – racconta SoFoot – Questo paese dove la musica batte come un secondo cuore, dove un semplice tamburo fimbu può scatenare folle, dove il calcio diventa una lingua e un rifugio. Qui, le vittorie vengono ballate tanto quanto celebrate. Dove Fally Ipupa, Koffi Olomidé e il compianto Papa Wemba non sono artisti, ma rimedi. Ma il Congo non è solo un paese che canta; è anche un paese che soffre. Un paese dove l’Oriente vive nella paura, dove intere famiglie sono sfollate, dove le armi parlano più forte della giustizia. I Leopardi ce lo hanno ricordato mimando una pistola alla tempia durante l’inno nazionale della loro semifinale della Coppa d’Africa nel febbraio 2024: un grido silenzioso che diceva: “Guardateci, ascoltateci, non distogliete più lo sguardo”.
Il discorso del presidente Félix Tshisekedi alla vigilia dei playoff della Zona Africana risuona ancora oggi. “Siete i migliori, ragazzi. Ora, credete in voi stessi e date a questa nazione questa qualificazione “, ha dichiarato. ” Saranno 52 anni dall’ultima volta che abbiamo giocato la Coppa del Mondo; avete un’enorme responsabilità”.
Capitan Chancel Mbemba protagonista della qualificazione del Congo
Scrive Espn:
Chancel Mbemba, capitano con 101 presenze, aveva segnato il gol decisivo nella semifinale contro il Camerun, e ha trasformato il rigore finale dopo che il portiere dei Leopards entrato al 120esimo, Timothy Fayulu, aveva negato la gioia del gol a Semi Ajayi e Moses Simon, con Calvin Bassey che aveva calciato a lato. La loro impressionante prestazione nei playoff è arrivata dopo una solida fase a gironi, in cui i centrafricani hanno mancato di poco il primo posto nel Gruppo B e la qualificazione automatica, dopo aver concluso a due punti dal Senegal.
La polemica “voodoo”
In Nigeria, prosegue Espn, il tema del giorno è la contestazione del CT Eric Chelle: “Durante tutta la decisione sui rigori, il ragazzo del Congo ha fatto qualcosa di Voodoo”, ha detto Chelle… “Ogni volta… Ogni volta…” Le sue accuse non trovano però riscontri concreti e, soprattutto, distolgono lo sguardo dai veri problemi. La Nigeria potrebbe concentrarsi su altri inconvenienti, in particolare l’infortunio di Victor Osimhen, i laser puntati sui volti dei giocatori, o le assenze. soprattutto sul caos gestionale che attanaglia la nazionale: Nei tre anni in cui Desabre ha dovuto configurare e modificare questa squadra del Congo, le Super Eagles hanno avuto sette distinte guide tecniche. Il contrasto è netto.











