Il segreto di Battocletti è stato rinunciare a maratone e mezze maratone, ha lavorato sulla velocità di base (Corsera)

Il bronzo nei 5mila dopo l'argento sui 10mila. "Ha l'indisciplinato talento del padre Giuliano e la lucidità tattica di sua madre. Si allena su terreni naturali, in totale controtendenza rispetto alle africane"

Battocletti

Bronze medallist Italy's athlete Nadia Battocletti reacts after the women's 5000M final during the World Athletics Championships in Tokyo on September 20, 2025. (Photo by Ben STANSALL / AFP)

Come giustamente ricorda Carlo Galati su Libero, per anni il mezzofondo mondiale è stato sinonimo di Africa, dominio quasi esclusivo di atlete nate e cresciute sugli altipiani del Kenya, dell’Etiopia e dell’Uganda. Con l’italiana Nadia Battocletti questo equilibrio si è incrinato: figlia del Trentino e allenata dal padre Giuliano, ha portato il passo italiano là dove nessuna azzurra era mai arrivata. Doppio oro europeo nel 2024 a Roma su 5000 e 10mila metri, argento olimpico a Parigi nei 10mila. A Tokyo 2025 ha messo insieme argento nei 10mila e bronzo nei 5000, prima donna italiana di sempre a salire due volte sul podio in un solo Mondiale. A parlarne è il Corriere della Sera con Marco Bonarrigo

Battocletti ha vinto rinunciando a maratone e mezze maratone, ha lavorato sulla velocità di base (Corsera)

“Se è vero che le medaglie si pesano e non si contano, il bronzo di Nadia Battocletti sui 5 mila metri di ieri vale quanto i due argenti conquistati dalla trentina sui 10mila prima ai Giochi di Parigi e poi qui a Tokyo, perché per la prima volta ieri Nadia si è battuta spalla a spalla contro le due marziane del fondo mondiale. […] Nadia ha geni fuori del comune: mescola, razionalizzandolo, l’enorme ma indisciplinato talento del padre Giuliano (ex fondista) con lo spunto veloce e la lucidità tattica di mamma, Jawhara Saddougui, ex ottocentista.

Un patrimonio naturale gestito in totale e reciproca fiducia, con Giuliano che ha fatto tesoro degli errori che gli impedirono di diventare un fuoriclasse, risparmiandoli alla figlia: cautela estrema nell’uso dell’altura (Nadia si allena ai 1.300 metri di Asiago), terreni naturali preferiti alla pista […] In controtendenza assoluta con africane ed europee, Nadia non solo si è tenuta lontana da maratone e mezze maratone ma ha sviluppato l’unica qualità che ti permette di competere contro avversarie così forti: la velocità di base, quella che serve nei grandi campionati quando di colpo strappi (come ieri) da 3’10” a 2’40” al km. Per la maratona (nessun dubbio che la trentina possa correrla in 2h15’) ci sono ancora due o tre anni di tempo.

La medaglia di Nadia è la settima meraviglia italiana (Libero)

Scrive così Libero:

“[…] Un risultato che brilla di luce propria, perché la distanza è una delle più complicate: mette insieme la velocità delle specialiste dei 1500 e la resistenza delle maratonete dei 10mila. Nadia non si è fatta intimorire. Ha corso con personalità, sempre nel gruppo di testa, fino a cedere solo all’oro di Beatrice Chebet (14’54’’36) e all’argento di Faith Kipyegon (14’55’’07). Lei è arrivata terza in 14’55’’42. Con questa medaglia Battocletti diventa la prima azzurra capace di salire due volte sul podio in un solo Mondiale. Prima di lei c’erano riusciti soltanto Pietro Mennea (Helsinki 1983) e Francesco Panetta (Roma 1987). E non basta: il suo bronzo è la settima medaglia italiana a Tokyo […]

Raggiante al traguardo, Nadia ha raccontato la sua felicità: «Questa medaglia poteva sembrare scontata, ma non è così. Esser qui è un sogno. Ho detto a mio papà: oggi ci provo, non volevo limiti e quando le ho viste muoversi ho voluto stare con loro. Ero stanca, erano stanche, allora ho pensato che era il momento giusto; ci ho provato e sono fiera di me stessa. Neanche nei sogni migliori pensavo di arrivare a tanto. Nel mezzofondo il trono è sempre stato in mano all’Africa, ma io voglio dimostrare che quel trono è del mondo».

 

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