Bolt: «La mia generazione aveva il talento che ora sta emergendo nelle ragazze»
Alla Gazzetta: «Sono sempre stato spontaneo nei miei atteggiamenti; oggi qualcuno vuole fare il simpatico a tutti i costi e non gli riesce bene. Gout Gout il nuovo me? Non graviamolo di responsabilità».

Rio de Janeiro (Brasile) 18/08/2016 - Atletica leggera / Olimpiadi Rio de Janeiro 2016 / foto Imago/Image Sport nella foto: Usain Bolt ONLY ITALY
Usain Bolt ha seguito da spettatore le finali dei 100 m ieri ai Mondiali di atletica. Nel maschile c’è stata una doppietta giamaicana sul podio: oro a Oblique Seville, argento a Kishane Thompson. L’intervista alla Gazzetta dello Sport.
Bolt: «La mia generazione aveva il talento che ora hanno le ragazze»
Ha debuttato in una grande manifestazione senza essere in campo: che effetto le ha fatto?
«Mi ha emozionato, le gare dal vivo mi coinvolgono. Davanti alla tv, invece, mi innervosisco. Il Covid e poi ai Giochi di Parigi la rottura di un tendine d’Achille non mi hanno permesso di esserci prima. Sono molto felice di essere qui.»
Marcell Jacobs, quattro anni fa, qui raccolse da lei il testimone di olimpionico dei 100. Oggi fatica. Cosa gli suggerirebbe?
«Capisca cosa gli sta succedendo. Pensi a se stesso, alla sua vita e alla sua routine. Per riprendere nel modo giusto dagli infortuni, meglio fermarsi. Anche a lungo. Quando capitava a me, passavo da un consulto a un altro».
È più popolare delle stelle di oggi: come se lo spiega?
«La cosa mi rende orgoglioso, significa che ho ben seminato.»
Perché gli attuali campioni sfondano meno?
«È un fatto di personalità: io sono sempre stato spontaneo nei miei atteggiamenti. Ricordo per esempio che una volta, a Londra, riconobbi la Regina: la salutai d’istinto, riconoscendo il valore, non per calcolo. Oggi qualcuno, invece, forza le situazioni. Vuol fare l’empatico e il simpatico a tutti i costi e non gli viene benissimo».
Qual era il suo segreto?
«Ho avuto la fortuna di vincere i Mondiali under 20 del 2002 a 15 anni, di fronte al pubblico di Kingston. Quell’evento mi ha insegnato a gestire le pressioni sin da ragazzino. Ho presto acquisito fiducia in me stesso e da lì è stato tutto più facile.»
Da dieci anni, nonostante le nuove scarpe, nessuno correva i 100 in 9”75 come Thompson in questa stagione: perché?
«La mia generazione aveva più talento. Quello che sta emergendo ora tra le ragazze.»
Molti sostengono che il nuovo Bolt sarà il 17enne australiano Gout Gout: cosa ne pensa?
«Ha grandi qualità, a tratti mi impressiona. Può diventare un toccasana per il nostro sport. Gli auguro una buona transizione a livello senior, di stare alla larga dai guai fisici, di essere sempre circondato da un buon allenatore e da un valido staff. Poi non graviamolo di responsabilità.»
Conserva qualche memorabilia delle sue imprese, medaglie a parte?
«Le do ai miei sponsor o le regalo in occasioni particolari».
Come trascorre ora le sue giornate?
«Mi sveglio giusto in tempo per salutare i bambini che vanno a scuola, sto tranquillo, vedo qualche serie in tv, al massimo vado un po’ in palestra. Correre? Giammai. Anche se quando faccio le scale mi viene il fiatone e forse dovrei cominciare».