Rabiot vince la causa col Psg e crea un precedente: i calciatori sono dipendenti a tempo indeterminato

Vince 1,3 milioni di euro e rischia di diventare come le sentenze Bosman e Diarra. L'Equipe: “Può rovesciare i rapporti tra i calciatori e datori di lavoro”

Rabiot De Zerbi

Mg Milano 17/11/2024 - Nations League / Italia-Francia / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: esultanza gol Adrien Rabiot

Nei giorni scorsi, la Corte d’appello di Parigi ha stabilito che i plurimi contratti a tempo determinato sottoscritti da Adrien Rabiot durante i suoi nove anni al Psg fossero in realtà da considerarsi come un unico contratto a tempo indeterminato. Conseguenza immediata: il club è stato condannato a versargli circa 1,3 milioni di euro, a titolo di arretrati e danni, dopo averlo sospeso arbitrariamente nell’aprile 2019, per il suo rifiuto di rinnovare l’accordo.

La Corte ha condiviso la tesi dell’avvocato di Rabiot, Romuald Palao, secondo cui «le sanzioni erano ingiustificate» e la messa ai margini del giocatore è stata dichiarata «arbitraria e ingiustificata».

Il calcio francese è preoccupato dalla vittoria di Rabiot contro il Paris Saint Germain (L’Equipe)

L’analisi de L’Equipe si preoccupa di inquadrare la vicenda in un’ottica globale, allargata a tutto il campionato:

La Corte d’appello di Parigi ha aperto la porta a un panorama di interrogativi. Riecheggiano la sentenza del 4 ottobre scorso della Corte di giustizia dell’Unione europea sul caso Lassana Diarra contro la Fifa, in cui una parte delle regole sui trasferimenti violava il diritto dell’Unione europea.

Insieme, queste due azioni giudiziarie, avviate rispettivamente da Diarra e da Rabiot, rovesciano i rapporti di forza tra i calciatori e i loro datori di lavoro. Essi attualmente detengono il potere di impedire ai giocatori di andarsene se sono ancora legati da un contratto.”

Ne parla infatti così un agente Fifa, Victor Aupetit:

«Se questi contratti di giocatori possono essere riconfigurati come contratti a tempo indeterminato, viene minato il fondamento stesso del modello attuale – basato su contratti a t.d. (tempo determinato ndr). Con un t.i. (tempo indeterminato ndr), l’interruzione del contratto può essere assimilata a un licenziamento. Quindi non più a una cessione commerciale. Da quel momento, il “prezzo” del giocatore diventa giuridicamente contestabile.»

E ancora: «Si potrebbe passare a un mercato salariale regolato. Questo richiederebbe riforme importanti dei regolamenti Fifa, della Lfp e dell’Uefa, pena un’ondata di contenziosi davanti alle giurisdizioni nazionali ed europee.»

Conclude il quotidiano francese sulla spinosa questione:

“Il sistema verrebbe dunque sconvolto. E sorgerebbe una questione fondamentale: dobbiamo aspettarci un terremoto nel calciomercato? A differenza della “sentenza Diarra”, però, la decisione resa giovedì dalla Corte d’appello ha valore solo nella giurisdizione francese, il che potrebbe generare un problema di concorrenza tra i club francesi e quelli internazionali, qualora questa tendenza verso il t.i. dovesse generalizzarsi. «Sarebbe allora la morte del calcio francese – esclama un dirigente attuale di Ligue 1 –. Immaginate: qualsiasi vostro giocatore può andarsene gratis, ma se decidete di reclutare all’estero dovete pagare»”

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