Il Guardian ricorda che l’unica volta in cui De Bruyne ha perso le staffe è stato nel 2017 contro il Napoli

In Champions volle affrontare l'arbitro urlando "Lasciami parlare" cinque volte . Ogni volta la sua voce diventava più forte e acuta.

De Bruyne

Db Manchester (Inghilterra) 18/09/2024 - Champions League / Manchester City-Inter / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Kevin De Bruyne

Mentre Napoli si risveglia ancora incredula per il quarto scudetto, ma già proiettata alla prossima stagione con tutte le notizie di mercato che arrivano in continuazione, non ultima quella di ieri di Sky che ha lanciato la bomba secondo cui avrebbe  detto sì al Napoli e ora è De Laurentiis deve decidere se accettare le sue richieste, il Guardian con Simon Hattenstone pubblica oggi un lunghissimo omaggio a Kevin De Bruyne. 

Un pezzo personale, ti profonda stima verso l’uomo oltre che verso il calciatore. Un addio carico di tristezza perché lascia il il City. Hattenstone ricorda di averlo intervistato nel novembre del 2022, un’eccezione perché la sua regola è non incontrare i suoi idoli e invece ha passato con DeBruyne e la famiglia una piacevole mattinata in casa sua

“La prima cosa che ho notato di lui quando l’ho intervistato a casa sua è il suo modo di aggirarsi indisturbato, quasi come se fosse un personaggio secondario rispetto alla famiglia. Ci ho messo un po’ a capire che in realtà era in cucina con la moglie Michèle, la suocera e un paio di agenti. De Bruyne è un insolito mix di riservatezza e schiettezza. C’è una storia famosa secondo cui da adolescente fu mandato insieme ad altri due aspiranti calciatori a vivere con dei genitori adottivi. Dopo una stagione, i genitori adottivi dissero di non volerlo più. Era troppo silenzioso e non si integrava con la famiglia. Questo lo rese ancora più determinato a raggiungere il successo. Disse ai suoi genitori (suo padre dipingeva treni, sua madre era una casalinga) a casa a Drongen, in Belgio, di non preoccuparsi; ce l’avrebbe fatta.

Gli insuccessi lo hanno sempre spronato. Ha trascorso sei mesi infelici al Chelsea a 20 anni sotto la dura guida di José Mourinho, che lo ha schierato titolare in sole tre partite prima di cederlo in prestito al Werder Brema, dove ha dimostrato le sue capacità. Nel giro di due anni, è stato il miglior giocatore tedesco della stagione al Wolfsburg con 16 gol e 27 assist.

Quando il City lo ingaggiò per 55 milioni di sterline, l’ex difensore del Liverpool Phil Thompson disse: “Il mondo sta impazzendo. La cifra che stanno pagando per questo ragazzo è semplicemente assurda”. Non era il solo a pensarla così. Un altro stimolo per il successo.

Nonostante tutta la sua riservatezza, quando De Bruyne parla, parla davvero. Parla con un tono pacato e monotono, con un’onestà tagliente – un improbabile assassino verbale. A 20 anni, mentre giocava per il Genk, ha espresso un giudizio feroce sui suoi compagni di squadra in un’intervista durante l’intervallo. “Mi vergogno di loro. Consiglio a chi non ha voglia di giocare di andarsene e basta”, ha detto”.

Un racconto personale del giocatore che ha soprannominato “Pinky”. “In campo le sue guance diventano rosa per il piacere, lo sforzo, la passione e la rabbia. Non si arrabbia spesso, ma quando succede non vorresti condividere il campo con lui. C’è una famosa clip di lui che perde la pazienza con i compagni di squadra alla fine di una partita di Champions League contro il Napoli nel 2017, quando volle affrontare l’arbitro. De Bruyne, al suo massimo del rossore, urla “Lasciami parlare” cinque volte . Ogni volta la sua voce diventa più forte e acuta. Aspetti l’esplosione, ma non arriva. Alla fine, capisce e se ne va. De Bruyne non è mai stato espulso giocando per il City”.

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