Il Napoli di Conte fugge dalla vanità, è la fatica che porta al risultato (Corbo)

Non insegue la bellezza, ma quella episodica violenza che finisce per abbattere anche un avversario duro ai limiti della scorrettezza

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Il Napoli di Conte fugge dalla vanità, è la fatica che porta al risultato (Corbo)

Scrive così Antonio Corbo sull’edizione napoletana di Repubblica nel commento alla vittoria del Napoli per 4-0 sul campo del Cagliari.

È il Napoli di Conte, che si stacca da tutti gli altri, che pure vincevano, ma con strategie diverse. Languori, strappi e assalti, cambia più volte pelle nel corso della stessa partita. La sua metamorfosi segnala un taglio netto con il passato: non insegue la bellezza, ma quella episodica violenza che finisce per abbattere anche un avversario duro ai limiti della scorrettezza.

Lukaku ha mostrato un limite risaputo, non è un fulmine nel cercare la profondità, ma aspetta con fiducia di far prevale il mestiere di attaccante, gioca con testa alta per la squadra, non è un caso se è lui a ripulire la palla per offrirla a Di Lorenzo che segna il primo gol con deviazione, ma è ancora lui a chiudere la partita quando lancia di precisione un morbido assist per il raddoppio di Kvara. È passata un’ora o poco più, il Cagliari sparisce dalla scena, prenderà anche il resto secondo lo stile dell’attuale Napoli di Conte, che fugge dalla vanità, che semmai la lascia agli avversari, per poi stenderli implacabile nel finale, quando emergono nel contempo la superiore tecnica e la florida condizione, prova non marginale di una eccellente preparazione.

È il sacrificio che porta al premio non la retorica, la fatica al risultato, il rischio e la sofferenza ai ribaltoni di gioco. 

Conte: «il Napoli è una squadra che negli anni non amava tanto sporcarsi le mani»

Il tecnico del Napoli Antonio Conte, ha rilasciato alcune dichiarazioni a Skyal termine della sfida contro il Cagliari

Le mani se le sono sporcate?

«Sì, assolutamente. Cagliari è un campo molto difficile. Era molto secco, c’era vento, dovevi calcolare bene la traiettoria. Avevamo iniziato molto bene, poi quell’interruzioni per botti e fumogeni ci ha spezzato il ritmo. Ci hanno messo un po’ in difficoltà. Poi abbiamo visto nell’intervallo cosa dovevamo fare. Cioè essere competitivi a tutto campo, nelle due fasi, accettando duelli ed essere attenti e bravi in area. Il campionato di serie A richiede questo».

Lukaku due partite due gol, crescita costante come Kvaratskhelia

«Romelu l’ho detto sempre, è un giocatore che ho voluto fortemente ai tempi dell’Inter, l’avevo chiesto anche al Cheslea e poi andato allo United, è un giocatore atipico perché  oltre a essere 1 metro e 93, è forte fisicamente, ma è forte anche nella progressione. C’è ancora da lavorare, la condizione non è ottimale, è un giocatore che diventa per noi fondamentale, ha fatto molto bene c’è grande predisposizione da parte sua. Non avevo dubbi. Mi auguro che Kvara possa fare tanti gol, che possa capire che da lui ci aspettiamo sia assist sia giocate importanti per fare gol. Oggi ho notato grande disponibilità, voglia, determinazione sua e di Matteo (Politano, ndr)».

Aspetto caratteriale, costante crescita

«Hai ragione, perché questa è una squadra che negli anni non amava tanto sporcarsi le mani. Dopo quello che è successo l’anno  scorso, lo switch sta proprio in questi tipo di situazioni. Oltre alle qualità tecniche, ha fatto ottime cose, siamo stati bravi anche nella pressione, abbiamo rubato palla sui gol. Questo è un aspetto non facile da impiantare dall’oggi al domani. Da quando ho denunciato delle cose, loro hanno capito, perché ho un gruppo molto intelligente e disponibile. Stanno lavorando sull’attenzione, sulla determinazione, sulla cattiveria. Abbiamo mantenuto la porta inviolata, abbiamo combattuto, sofferto perché la sofferenza fa parte del processo. C’è una crescita. In questo momento tutte le squadre sono in una fase di assestamento, il mercato è finito tardi, tante squadre stanno cercando di trovare la quadra, siamo tra quelle. Abbiamo lavorato tanto in due mesi e mezzo, e si vede. Dobbiamo correre per noi stessi, senza guardare gli altri, c’è poco da guardare».

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