In campo, invece, a parte il talento? Ginulfi:
«Era un trascinatore, un autentico uomo squadra. Non l’ho mai visto riprendere un compagno, anzi li incoraggiava e con la sua presenza li faceva rendere al meglio. Non a caso il Napoli ha vinto due scudetti con lui in squadra. Gli unici della storia».
Ginulfi torna sulla mancanza di regolarità di Maradona negli allenamenti:
«A volte capitava di non vederlo, è una cosa che si sa. Ma nella stagione del secondo scudetto del Napoli, da marzo in poi non saltò più un giorno. C’era il campionato da vincere, che poi si vinse, e il Mondiale di Italia 90 da preparare con la sua Argentina. Pure quello ce lo ricordiamo bene…».
Fisicamente, che atleta era?
«Aveva un fisico eccezionale. Ha preso calci da tutti, non ha mai reagito, pur venendo preso di mira spesso. Vinceva le partite da solo. Certo, aveva una squadra dietro che lo supportava, ma lui era di un altro pianeta».
Ginulfi racconta come arrivò a Napoli:
«Mi chiamò Giorgio Perinetti, allora ds del Napoli. Serviva un allenatore dei portieri nello staff di Ottavio Bianchi. Poi sono rimasto anche con Bigon da vice. Anni belli, senza dubbio».
Ha più incontrato Maradona dopo quegli anni a Napoli?
«No, non l’ho più visto. E quando è tornato in Italia quelle tre o quattro volte, aveva appresso tante persone ed era difficilmente avvicinabile. Mi sarebbe piaciuto salutarlo».