Rudiger: «Chi urla insulti razzisti allo stadio è solo una minoranza. Mi dispiace per i loro figli»
A El Mundo: «Mi ci sono concentrato troppo, da giovane, ora penso che dovremmo parlare di più di tutti quelli che vanno allo stadio e applaudono».

Madrid (Spagna) 14/09/2022 - Champions League / Real Madrid-Lipsia / foto Imago/Image Sport nella foto: Antonio Rudiger ONLY ITALY
El Mundo intervista il difensore del Real Madrid, Antonio Rudiger, ex Chelsea. Rudiger ripercorre la sua infanzia e la sua carriera, il suo modo di giocare, l’esperienza in Spagna e quella in Premier.
Il padre di Rudiger è tedesco, la madre è della Sierra Leone. La sua infanzia non è stata facile, racconta, «non sempre c’erano soldi per fare tutto, ma i miei genitori hanno sempre cercato di rendermi la vita più facile». Racconta come andava a scuola.
«Onestamente, non ero un bravo studente, ma ero bravo in altre cose. Ad esempio, nell’imparare l’Islam, perché sono musulmano. Quindi posso dire che sono stato un bravo studente».
In questo momento Rudiger è in pieno Ramadan.
«Mi sento davvero bene. Uno dei miei principali punti di forza è la mentalità, la testa, e penso che questa sia anche una cosa mentale. Se continui a dire “Ho fame” tutto il tempo, alla fine avrai fame. Ma se non ci pensi e fai quello che devi fare, va tutto bene».
Da bambino, racconta Rudiger, i suoi genitori lo chiamavano “Guerriero”.
«Mia madre mi chiamava “Guerriero” perché diceva che se non avessi ottenuto quello che volevo avrei continuato a combattere. Potevo anche sbattere 10 volte la testa contro un muro, ma insistevo. Quindi è così: sono un guerriero ma anche molto testardo. In campo sono così, ma fuori, per i miei figli, sono un clown. La vita cambia in modo profondo, con i bambini, la carriera… Sono un padre e non posso essere così per tutta la vita».
Domanda a bruciapelo: sei pazzo? Rudiger:
«So cosa intendi, me lo chiedi in senso buono. Sì, sono pazzo perché faccio tutto il necessario per vincere. Tutto. Non accetto la sconfitta. Sono una persona positivamente pazza perché mi piace far ridere la gente. Le danze, il modo di correre… E’ solo per far ridere la gente. Se ridono di me, nessun problema, perché posso ridere anche di me stesso».
Rudiger ha parlato molte volte di razzismo e lo ha sperimentato in prima persona. Gli viene chiesto cosa direbbe alle persone che continuano a gridare insulti razzisti su un campo di calcio.
«E’ un argomento di cui si continua a parlare, a parlare e a parlare… Sarò onesto: quando ero giovane, mi sono concentrato molto su questo, troppo. Ora cerco di concentrarmi sulle brave persone, perché quando parliamo di razzismo parliamo solo di una minoranza. E penso che dobbiamo parlare di più di tutti quelli che vanno allo stadio e applaudono. A proposito di coloro che insultano, mi dispiace per i loro figli perché mostrano chiaramente che non hanno istruzione».
Sulla sua stagione al Real Madrid:
«Ho visto i primi mesi come un adattamento. Il Real Madrid è il miglior club del mondo e devi adattarti, che tu lo voglia o no. Non credo di aver visto nessun calciatore arrivare a Madrid e giocare subito ad un livello fantastico. Non sto avendo una brutta stagione, o almeno così penso, ma si può sempre migliorare. Sono in forma migliore ora che all’inizio, sto giocando molto ora ed è diverso. Se giochi una partita e poi non ne giochi due, non è un buon ritmo. Ora ce l’ho. Io sono felice».
Affrontare l’ex, il Chelsea, non sarà difficile?
«Sì, ma è normale sentirsi strani. Quando giochi contro il tuo vecchio club è così. Ho trascorso 5 anni bellissimi lì, ho vinto la Champions League, ma ora sono al Real Madrid e qui la pressione per vincere la Champions League è molto alta. Non posso avere emozioni, basta andare là fuori e fare il mio lavoro».
A Rudiger viene chiesto se ha mai pensato alla vita oltre il calcio?
«Dopo il calcio voglio essere un uomo d’affari. Non so cosa succederà tra 10 anni, ma penso di non voler essere coinvolto nel mondo del calcio».