Bianchi: «Il Napoli è come Merckx al Giro, gli altri giocano per il secondo posto»

A Rai Radio 1: «Osimhen lo trovi da tutte le parti, sembra che per lui lo spazio non esista, è il vero giocatore moderno». 

ottavio bianchi

1986 archivio Storico Image Sport / Napoli / Ottavio Bianchi / foto Aic/Image ONLY ITALY

L’allenatore del Napoli del primo scudetto, Ottavio Bianchi, ha rilasciato alcune dichiarazioni a Radio Anch’io Sport, su Rai Radio 1. Bianchi ha ovviamente parlato della vittoria del Napoli sulla Roma e del clamoroso distacco della squadra di Spalletti dalle inseguitrici.

«È stata una partita vera, con dei valori agonistici e tecnici elevati. Vedere il Napoli in questa situazione è inedito, un campionato così anomalo non c’è mai stato. Il Napoli sta facendo bene, benissimo in tutti i sensi. Si vede subito una squadra quando ha voglia di vincere: escono i migliori ed entrano gli altri altrettanto bravi e fanno la differenza. È un bellissimo collettivo e ogni tanto qualcuno ci mette del suo. Nessuno è statico, è davvero un bel vedere».

A Bianchi è stato chiesto se il Napoli può puntare alla vittoria della Champions League. Risponde:

«Secondo me sì. C’è stato un calo di condizione di tutte le squadre straniere. Era prevedibile, gli outsider arrivano sempre dopo i Mondiali. Quest’anno poi la Coppa del Mondo ha fermato i calendari e la preparazione e si vede la fatica che fanno Real Madrid, Liverpool e Paris Sant Germain. Il Napoli ha avuto anche la fortuna di non avere tanti giocatori al Mondiale. Ma questo non diminuisce il suo valore: non c’è neanche una piccola ombra sulla conduzione dell’allenatore e della società. Come quando correva Merckx al Giro, gli altri giocano per il secondo posto».

Bianchi si è espresso sul paragone tra Osimhen e Careca:

«Non possono esserci questi paragoni. Careca giocava in un settore limitato, con le sue caratteristiche fisiche non poteva fare il lavoro che fa ora Osimhen. Lui lo trovi da tutte le parti, sembra che per lui lo spazio non esista, è il vero giocatore moderno. Careca invece era un giocatore di quel tempo, aveva la necessità di avere vicino di giocatori che sapevano dare del tu al pallone».

Sul caso Zaniolo:

«Adesso un giocatore è un’azienda che fattura tanti soldi, è un capitale per la società. Non ci sono più i giocatori che vivono la storia della società per tutta la vita, adesso è una questione prettamente economica, dove gli interessi devono andare da tutte le parti. Non fa bene a nessuno avere un problema in casa e non fa bene alla società perdere dei soldi per impuntarsi. Non c’è più tempo per avere questi sentimentalismi». 

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