Sacchi: «Visto il Portogallo come ha vinto senza Ronaldo? Si vince con la squadra»
Alla Gazzetta: «Ziyech ottimo per il Milan, a patto che abbia entusiasmo, disponibilità, spirito di squadra. Io feci vendere un difensore che non si comportava da professionista»

Db Pisa 16/02/2015 - finale torneo di Viareggio / Inter-Hellas Verona / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Arrigo Sacchi
Arrigo Sacchi e il caso Ronaldo. Lui ovviamente non ha dubbi. Non ne ha mai avuto. Il 6-1 dei lusitani alla Svizzera è stata solo la conferma delle sue idee. Ne ha parlato alla Gazzetta dello Sport che lega il possibile acquisto di Ziyech a una ipotetica rimonta rossonera nei confronti del Napoli.
Con Ziyech il Milan può fare il salto di qualità per agganciare il Napoli?
Sacchi: «Il Milan il salto di qualità lo farà se giocherà da squadra, come nella passata stagione. Bisogna correre tutti e undici: si difende in undici e si attacca in undici. Il movimento con e senza palla è fondamentale. Questo è il modo migliore per progettare l’aggancio al Napoli. Nel mio Milan non c’era nessuno che non giocasse con la squadra e per la squadra, a tutto campo e a tutto tempo. E in quel gruppo c’erano Gullit, Baresi, Van Basten, Donadoni, Maldini. Eppure tutti si sacrificavano per gli altri, perché avevano interiorizzato un concetto fondamentale: il calcio è uno sport collettivo e non individuale. Il Portogallo, contro la Svizzera, ha tenuto fuori Cristiano Ronaldo e guardate come ha giocato e come ha vinto! Non si vince con il singolo, ma con la squadra. Vogliamo mettercelo in testa anche noi italiani?».
Di Ziyech dice:
«Lui è molto rapido, può stare in tutte e tre le posizioni dietro la prima punta. Nell’Ajax, partiva sempre da sinistra. Ma ha la qualità per adattarsi. L’importante è che abbia entusiasmo, disponibilità, spirito di squadra, motivazioni. Perché il calcio moderno sarà sempre di più un collettivo di intelligenze: i piedi li puoi accomodare, la testa no. Ecco perché dico a Maldini, a Massara e a Pioli che, prima delle qualità tecniche, valutino bene quelle umane. Posso raccontare un aneddoto?».
Prego.
«Arrivo al Milan e c’è un difensore molto quotato che non si sta comportando da professionista. Era uno nel giro della Nazionale. Vado da Berlusconi e gli chiedo di cederlo. Berlusconi mi dice: “E chi prendiamo al suo posto?”. “Nessuno – rispondo – Gioca la sua riserva”. “Ma se è una riserva è meno bravo”. “Forse sì – concludo – ma è più affidabile”. Io ho sempre guardato prima l’uomo e poi il calciatore».