Ora per piercing e mutande ignifughe serve l’autocertificazione: in F1 come al catasto
Il nuovo direttore di gara tedesco ci tiene assai: da Miami i team dovranno certificare l'abbigliamento a norma dei piloti

Spielberg (Austria) 04/07/2021 - gara F1 / foto Imago/Image Sport nella foto: Lewis Hamilton
Mutande in fiamme, 2. La stretta della Formula Uno contro piercing e abbigliamento intimo non ignifugo prende una svolta burocratica. Basta ammennicoli da smidollati. Basta pericolosi boxer incendiabili. Ordine in pista!
A partire dalla gara di Miami i team devono autocertificare nei documenti ufficiali che i loro piloti hanno tutto in ordine, mutande e piercing compresi. Il direttore di gara tedesco Niels Wittich ha informato le scuderie prima del Gran Premio in Florida della nuova misura e ha annunciato controlli a campione.
Già a metà aprile, in Australia, aveva sottolineato con enfasi ai piloti che gioielli e indumenti non ignifughi sono vietati. I piloti non l’avevano presa benissimo. Gasly aveva risposto sobriamente: “controllatemi il culo, non ho problemi”.
Il motivo addotto dalla Fia è che anelli, catenine e ammennicoli vari potrebbero ostacolare le manovre dei soccorritori e dei medici in situazione di emergenza. Inoltre, i gioielli sulla pelle come conduttori di calore possono ridurre l’effetto protettivo degli indumenti ignifughi: “Ciò aumenta il rischio di ustioni in caso di incendio”, afferma la Fia. Secondo le regole, inoltre, non è consentito indossare biancheria intima standard, che sarebbe ancora una pratica comune tra i piloti. È consentito solo l’abbigliamento conforme agli standard FIA di Formula 1.