Dopo la protesta di Pechino, prepariamoci al peggio. De Laurentiis cambi politica, il “soli contro tutti” non ci porterà lontano

Attento, Napoli. La Supercoppa non è finita a Pechino. I “gialli” e le espulsioni avranno sanzioni da scontare in campionato. Il Napoli potrebbe cominciarlo senza Pandev e Zuniga (e senza Mazzarri in panchina). Arriverà una multa per la mancata partecipazione alla premiazione finale. De Laurentiis ha precisato che l’atteggiamento del Napoli, alla fine della partita […]

Attento, Napoli. La Supercoppa non è finita a Pechino. I “gialli” e le espulsioni avranno sanzioni da scontare in campionato. Il Napoli potrebbe cominciarlo senza Pandev e Zuniga (e senza Mazzarri in panchina). Arriverà una multa per la mancata partecipazione alla premiazione finale. De Laurentiis ha precisato che l’atteggiamento del Napoli, alla fine della partita di sabato, non era assolutamente contro la Juventus, ma contro la gestione della partita (Lega e arbitri in causa). Ha auspicato arbitri internazionali per la Supercoppa, suggerimento da condividere per evitare i “veleni italiani” e perché, giocandosi all’estero, una direzione internazionale darebbe maggiore lustro all’evento. Ma c’è da accontentare gli arbitri di casa nostra per i quali i maligni dicono che scatti il do ut des. Lasciamo perdere.

Dalla Supercoppa un insegnamento preciso. Se il Napoli vorrà lottare al vertice deve liberarsi di nervosismo e vittimismo. In campo, fieri e a testa alta nonostante episodi contrari e arbitraggi. In campionato, c’è da scommettere, gli arbitri non avranno occhi di riguardo per il Napoli che dovrà in qualche modo “pagare” la clamorosa protesta di Pechino. Prepariamoci al peggio però bene attrezzati a non cadere in altri tranelli. Nessuna reazione, nessuna protesta plateale. Dopo Pechino, le sanzioni per il Napoli saranno “automatiche”.

C’è un governo del calcio afflitto da mille problemi e in bilico per le scadenze istituzionali. Quindi, vertici poco affidabili e tutti presi dai giochi di potere. Il Napoli rischia di rimanere solo. S’è già visto in questi giorni. A Pechino la pietra dello scandalo è stato il rifiuto del Napoli a partecipare alla premiazione della Juventus. Su questo tutti i media hanno battuto la grancassa (Napoli, purtroppo, ha “voci” deboli), sorvolando su un “precedente” identico che coinvolse la Juve. La squadra bianconera disertò la consegna della Supercoppa alla Lazio (1998) che l’aveva battuta all’ultimo minuto e si giocava a Torino, Juve quindi doppiamente scorretta padrona di casa.

Strepitando “a voce alta” sulla mancata partecipazione azzurra alla consegna della Supercoppa  si è coperto il vero scandalo della partita: l’infelice arbitraggio di Mazzoleni. Il giochetto è fin troppo chiaro. Si è detto persino che il Chelsea, battuto dal Manchester City nella Supercoppa inglese, ha preso parte alla premiazione della squadra di Mancini. Ma a Birmingham l’arbitro non aveva “facilitato” la sconfitta del Chelsea (sacrosanta l’espulsione iniziale di Ivanovic). Si è anche detto e scritto che il Napoli ha “sporcato” il concomitante fair-play delle Olimpiadi di Londra (dove i giudici hanno rubato la medaglia d’oro a Camerelle).

Proprio perché Napoli non ha più voci autorevoli, nel calcio e oltre, vista come è considerata e abbandonata la città, De Laurentiis s’è lasciato andare a un gesto clamoroso per richiamare l’attenzione di tutti, un gesto certamente frutto dell’emotività del momento, ma sicuramente ben valutato per “rompere” la solitudine di Napoli e del Napoli nel panorama nazionale.

Cancellare il passato e prepararsi a un campionato in cui al Napoli non verrà perdonato niente. Cominciando a non togliersi la maglia dopo un gol e proseguendo nel tenere i nervi saldi in ogni situazione. Massima correttezza anche di fronte a ingiustizie (errori) palesi. Picchiare solo sapendo picchiare. Bandire le proteste plateali e isteriche, evitare le reazioni fisiche. Bisognerà fare i santi per andare in paradiso. Incassare senza però porgere l’altra guancia.

Il nostro non vuole essere un avvertimento allarmistico. Ma siamo un piccolo Paese con liti da cortile, esasperate nel calcio. Tocca a De Laurentiis non isolarsi nel Palazzo correggendo quel suo modo di essere un guastatore in ogni situazione (non è l’atteggiamento giusto per cambiare le cose, ancora peggio gli uomini). C’è bisogno di alleanze, di intese, di creare simpatia. Da soli non si va da nessuna parte pur ritenendo di essere dalla parte giusta. Il presidente  cancelli le sue intemperanze, le reazioni a caldo, i gesti clamorosi. Controlli il suo carattere esplosivo. Dopo Pechino ci vuole un cambio di “politica” . Una solidarietà fra i club con i bilanci in ordine sarebbe un primo passo per far fronte allo strapotere di chi ha comandato sempre, di chi dà lezioni di ogni genere pur essendo sull’orlo della bancarotta ed è stato chiamato più volte a rispondere alla giustizia ordinaria e a quella sportiva.
Mimmo Carratelli

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