Poesia è Lamine Yamal che a Dubai gioca sulla spiaggia coi bambini e si diverte tra rabona e sombreri (VIDEO)
Probabilmente è un'operazione di marketing (perfettamente riuscita) dopo le numerose critiche ma ci riporta all'essenza del calcio. Le partitelle di Zidan e Davids di notte con gli immigrati a Torino

Poesia è Lamine Yamal che a Dubai gioca sulla spiaggia coi bambini e si diverte tra rabona e sombreri
Lamine Yamal, anni 18, ci ricorda che così il calcio. Il fuoriclasse spagnolo, quest’anno secondo al Pallone d’oro dietro Dembelé, sta trascorrendo alcuni giorni di vacanza a Dubai con la sua famiglia. In particolare, scrive Rmc Sport, con sua madre, Sheila che alla vigilia di Natale ha pubblicato sui social le foto del figlio impegnato a giocare sulla spiaggia con i bambini. Probabilmente si tratta di un’operazione di marketing, ed è un’operazione perfettamente riuscita. È stato un autunno complicato per l’immagine della stella nascente del calcio mondiale, al centro di numerose polemiche per il suo stile di vita. Il video restituisce l’essenza del calcio: l’amore per il gioco. Ovunque si pratichi e contro chiunque. Lamine si diverte tra robone, sombreri, accelerazioni, con i bambini che non credono ai propri occhi.
Come disse un grandissimo allenatore: “i calciatori giocano perché amano il calcio, a loro piace giocare a pallone. Se si dimentica questo, non si può capire il calcio”.
Scrive l’edizione on line francese:
“Un momento magico: lo spagnolo, vestito con una t-shirt nera del marchio a tre strisce, ha sfoggiato tutte le sue qualità tecniche palla ai piedi. Rabona, sombrero, finte… i bambini ricorderanno per molto tempo questa partita con uno dei migliori giocatori del pianeta. Alcuni sono stati addirittura “reclutati” per un selfie con lui”.
Ma il retroscena decisamente più interessante è quello delle partitelle clandestine giocate per strada, spesso sull’asfalto dei parcheggi torinesi, all’insaputa di una certa Signora: “Non è una leggenda la storia che vuole che io mettessi un cappellaccio da pescatore per andare a giocare con gli immigrati, anche se l’ho fatto soltanto un paio di volte. A spingermi era il mio compagno di squadra Edgar Davids. Lui ci andava matto, lo faceva molto spesso: prendeva la macchina e quando vedeva qualcuno giocare in un parcheggio si fermava per aggregarsi. Mi diceva sempre: ‘E’ per loro che dobbiamo giocare, sono queste le partite importanti’. E io gli dicevo: ‘Ok, ma abbiamo gli allenamenti, apparteniamo a un club di alto livello, non possiamo rischiare di infortunarci’. Allo stesso tempo, però, lo ammiravo, perché era in grado di fare delle cose del genere”.
— Follow @AccessYamal (@OfficiallWeeknd) December 25, 2025











