Plusvalenze Juve, Unione europea contro la giustizia sportiva italiana: a rischio le inibizioni di Agnelli e Arrivabene

Ne parla SportMediaset: "Il Tar del Lazio, a cui si erano rivolti Agnelli e Arrivabene, ha segnalato di non avere il potere di annullare le sanzioni sportive. È incompatibile con il diritto europeo"

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Juventus italian President Andrea Agnelli attends the UEFA Champions League Group H first leg football match between Paris Saint-Germain (PSG) and Juventus at Parc des Princes Stadium in Paris, on September 6, 2022. (Photo by FRANCK FIFE / AFP)

Il parere dell’avvocato generale della Corte di Giustizia dell’Ue riapre il caso plusvalenze che ha coinvolto la Juve: in discussione non ci sono solo le inibizioni inflitte ad Andrea Agnelli e Maurizio Arrivabene, ma l’equilibrio tra autonomia della giustizia sportiva e tutela dei diritti fondamentali garantiti dall’Unione Europea. Ecco cosa scrive Sport Mediaset.

Juve, colpo di scena nel caso plusvalenza: i dettagli

Si legge su SportMediaset:

Il parere depositato ieri dall’avvocato generale della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, Dean Spielmann, riapre clamorosamente la partita sul caso plusvalenze che ha coinvolto i vertici della Juventus. 

L’avvocato generale ha affrontato due questioni spinose. La prima riguarda la compatibilità delle sanzioni sportive con le norme europee sulla libera circolazione e sulla concorrenza. Su questo fronte, Spielmann non ha bocciato il sistema a priori: un divieto biennale di operare nel calcio professionistico, come quello comminato agli ex dirigenti bianconeri, non è di per sé contrario al diritto Ue. Tuttavia, c’è una condizione imprescindibile: tali provvedimenti devono essere giustificati dalla necessità di tutelare l’integrità delle competizioni e devono fondarsi su criteri “chiari, oggettivi, non discriminatori e proporzionati”

Il punto di svolta

Il vero punto di svolta, però, riguarda il ruolo dei giudici statali. Attualmente, l’ordinamento italiano prevede una sorta di scudo per la giustizia sportiva: il Tar del Lazio, a cui Agnelli e Arrivabene si sono rivolti, ha segnalato di non avere il potere di annullare o sospendere le sanzioni disciplinari sportive, ma di poter intervenire solo concedendo un eventuale risarcimento economico. È qui che l’avvocato generale ha tracciato una linea rossa. Secondo Spielmann, questo limite è incompatibile con il diritto dell’Unione. L’autonomia dello sport non può comprimere il diritto alla “tutela giurisdizionale effettiva”. In parole povere: se una sanzione è illegittima e lede diritti fondamentali (come quello al lavoro), un giudice nazionale deve avere il potere concreto di cancellarla, non solo di rimborsare il danno a posteriori.

 È importante sottolineare che il parere dell’Avvocato generale non è vincolante, sebbene la Corte di Giustizia tenda spesso a seguirne l’orientamento nelle sentenze finali. La decisione definitiva è attesa tra i 3 e i 6 mesi. Se la Corte confermasse questa linea, Agnelli e Arrivabene otterrebbero un’arma legale potentissima.

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