La storia di Minala, che “aveva” 42 anni quando ne aveva 16: «Quella voce mi ha rovinato»
Alla Gazzetta: "Arrivai in Italia a 15 anni con una truffa. mi ritrovai ad allenarmi nel Napoli di Mazzarri con Cavani. Alla Lazio potevo esplodere, ma poi..."

Db Milano 10/05/2014 - campionato di calcio serie A / Inter-Lazio / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Minala
Joseph Minala è stato un tormentone prima che inventassero davvero i meme. Era il ragazzino della Lazio che “ha 42 anni”. Non era vero, ma nel frattempo la vox populi gli ha rovinato la carriera. Ora ha 29 anni – accertati – e gioca a Malta. Alla Gazzetta racconta di come arrivò in Italia con una truffa e anche del suo passaggio al Napoli di Mazzarri.
In Camerun “una persona mi notò in un torneino e mi promise un provino. Avevo 15 anni, era un sogno. I miei fecero di tutto per pagarmi il biglietto. Partii dal Camerun, poi andai in Libia e arrivai a Fiumicino. Da lì, presi un treno per la stazione Termini, a Roma. Quella persona mi aveva dato un telefono per chiamarlo appena arrivato. Non l’ho più visto, né sentito. Rimasi ore e ore alla stazione da solo. Avevo fame, sete, sonno, neanche un soldo. Mi resi conto in fretta della truffa, così andai alla polizia per spiegare tutto. Mi spiegarono che il telefono era senza scheda. Non avendo mai avuto un telefonino non potevo saperlo”. La Polizia “mi accompagnò in ospedale per fare degli accertamenti. Durante il tragitto pensai: “Ecco, ora torno a casa”. E invece no. Mi portarono in una casa famiglia a Torre Spaccata”.
“Delle persone si presero cura di me e mi introdussero alla vita. Imparai a fare le pizze, a pulire, a curare il giardino. Mi pagavano una ventina di euro a lavoretto. Il giusto per poter dire ai miei che stavo bene. Un assistente sociale mi chiese cosa volessi fare e io risposi: “Il calciatore”. Così iniziai nel “Città dei ragazzi”, nel campionato provinciale”.
Da lì in poi svariati provini. “Udinese, Inter, Milan, Roma e infine Napoli, dove rimasi quasi un anno. Nacque tutto grazie a Vincenzo Raiola, fratello di Mino, l’agente che mi seguiva all’epoca. Mi ritrovai ad allenarmi accanto a Cavani e Hamsik, con Mazzarri allenatore, facendo avanti e indietro da Roma. La casa famiglia mi lasciava libero dal lunedì al giovedì, poi dovevo rientrare”.
Andò alla Primavera della Lazio con Lombardi, Keita, Tounkara, Murgia, Strakosha. “La Primavera più forte mai vista alla Lazio”. Ad aprile 2014 Reja lo fa esordire in A a 17 anni contro la Samp. La prima di 3 presenze. “Il sogno prima dell’incubo. Mi hanno massacrato, distrutto, umiliato. Il bello è che non ero uno sconosciuto. Dominavo il campionato Primavera. La voce fu messa in giro da qualcuno che prima teneva a me, che mi seguiva. In Senegal, un sito poi oscurato, inventò la notizia secondo cui avessi 42 anni. La gente iniziò a fare fotomontaggi, a prendermi in giro. Nessuno lo sa, ma in quel periodo fui anche minacciato e ricattato da persone che mi avevano aiutato, di cui mi fidavo. Io ero solo e indifeso, nessuno mi ha protetto”.
I test sull’età hanno in seguito dimostrato “che sono nato nel 1996. Anzi, hanno attestato che dimostro persino un anno in meno. Sa quante volte ho sentito dire “questo ha 40 anni, come può giocare?”. L’80% delle persone mi hanno giudicato male. Non sono un fenomeno, ma quando mi è stata data una chance ho sempre dimostrato di valere. Penso al Bari, ma soprattutto alla Salernitana, dove i tifosi ancora mi scrivono per il gol all’Avellino all’ultimo minuto”.











