Gli 80 anni del Giaguaro Castellini: «Milan e Napoli fanno fare il gioco bello agli altri però vincono»
A La Stampa: «Le squadre torneranno con tre passaggi ad andare in porta, Napoli e Milan lo stanno già facendo. Non a caso sono prime in classifica»

Db Reggio Emilia 23/03/2011 - amichevole under 21 / Italia-Svezia / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Paolo Castellini
Gli 80 anni di Giaguaro Castellini, all’anagrafe Luciano. Storico portiere del Torino e anche del Napoli. In Nazionale è stato a lungo secondo di Dino Zoff. La Stampa lo intervista, a firma Francesco Manassero.
Castellini, le piace il calcio di oggi?
«Non fa più per me, ma bisogna accettare la nuova generazione, i tatuaggi, i codini, i balletti, i giocatori che vanno a salutare il pubblico quando perdi: noi scappavamo dalla vergogna. Voglio bene ai giovani, ho due nipotini, ma è difficile dargli un’impronta».
Qual è la differenza più grande rispetto i suoi tempi?
«Sono tante. Adesso il gioco è più veloce, ma tanti tocchi, troppi. A Rivera, che non era rapidissimo, bastava uno stop per l’assist vincente. Ma qualcosa sta cambiando».
Cioè?
«Le squadre torneranno con tre passaggi ad andare in porta, anzi qualcuna lo sta già facendo».
Quali sono?
Castellini: «Soprattutto il Milan e il Napoli, guarda caso le prime della classifica: il gioco bello lo fanno fare agli altri, però vincono. Anche l’Inter sta diventando così».
La lotta scudetto sarà una questione tra loro tre?
«Penso di sì, poi dipenderà anche dalle coppe. I rossoneri in questo senso non le hanno e potrebbero avere un piccolo vantaggio».
Nonostante fosse uno dei top, ha raccolto poche presenze in Nazionale. Rammaricato?
«No, perché Zoff era più bravo di me, aveva più testa. Ho fatto il massimo e non posso rimproverarmi nulla: ero felice così. Diciamo che io ero Gimondi e lui Merckx».
Il Napoli è l’altra grande tappa della sua carriera: ci rimase male quando Pianelli nel 1978 lo lasciò partire?
Castellini: «È stata una ferita, poi però si è rivelata un’altra esperienza bellissima. L’affetto della gente era molto simile a quello ricevuto al Toro».
Ha giocato con Maradona…
«Un campione assoluto che non te lo faceva mai pesare, unico anche fuori: mai sentito nessuno parlarne male».











