Balotelli: «Il mio sogno resta il Mondiale. Ci andrei anche se mi chiamassero a 50 anni»
A Prime Video: «In carriera mi è capitato spesso: due o tre buone partite, poi sparivo. La voglia c’era, ma non riuscivo a mantenermi sullo stesso livello»

Mg Parma 04/11/2024 - campionato di calcio serie A / Parma-Genoa / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Mario Balotelli
Mario Balotelli ha parlato dei suoi progetti futuri, e non solo, in una lunga intervista a 360 gradi con Clarence Seedorf su Prime Video. L’attaccante, oggi 35enne, sta lavorando con il Carpenedolo, squadra bresciana che milita in Eccellenza, mentre prova a ritrovare continuità e serenità.
Nel raccontarsi, Balotelli è tornato anche sulla sua ultima esperienza al Genoa, un periodo che lui stesso definisce non particolarmente felice né tranquillo. Ora però guarda avanti con più lucidità, spiegando di voler sfruttare al massimo questa nuova fase della sua carriera e costruirsi un futuro più stabile, dentro o fuori dal campo.
Ecco le sue parole:
«Mi sto allenando con una squadra locale. Mi aspettavo di giocare in A, ma attendo da un po’ di tempo e allora da gennaio valuterò offerte anche da squadre straniere.
Non sarà il mondo del calcio a farmi smettere. Smetterò quando sarò io a volerlo fare. Il Mondiale? Devo essere oggettivo, non è possibile. Ma è il mio sogno, sempre: giocherei i Mondiali anche se mi convocassero a 50 anni».
L’intervista a Mario Balotelli
SuperMario ha ricordato il Triplete vinto nel 2010 con l’Inter:
«Tutto funzionava alla perfezione quell’anno. Non era solo una questione di qualità, ma di fiducia reciproca verso i compagni, è uno spirito che puoi arrivare a raggiungere solo se anche fuori dal campo sei amico con gli altri. La finale di Madrid purtroppo Mourinho non mi ha fatto partire titolare. Ero un po’ arrabbiato perché, durante la settimana in cui ci siamo allenati a Madrid, ha provato me, Eto’o e Milito. Poi due giorni prima della partita ha cambiato decisione».
In tanti pensano che abbia buttato via la sua carriera:
«Ho capito che quando fisso un obiettivo a breve termine, non commetto errori. Quando ne fisso uno di lungo termine mi perdo un po’ per strada. È successo tante volte durante la mia carriera che giocassi due, tre partite, in cui segnavo e giocavo bene e poi nella quarta ti chiedevi: “Ma Mario sta giocando?”. In realtà dentro di me avevo la stessa voglia di segnare, di giocare bene, ma non ci riuscivo. Se solo avessi mantenuto lo stesso livello, sicuramente avrei avuto più presenze in Nazionale e sicuramente avrei segnato più gol».
Ha vissuto molte esperienze diverse in carriera: Serie A, Premier League, Ligue 1, oltre ai campionati turco e svizzero. Ora prova a raccontare cosa cambia tra questi contesti:
«La serie A è più tattica, il campionato inglese più fisico e le azioni sono più veloci, se sai come si fa gol, in Inghilterra segni tanto. La differenza più grande sta nei metodi di allenamento. Spazi ridotti, rapidità, intensità. In Italia anche, ma magari a volte fai solo tattica, guardi filmati lunghissimi».
Infine, Balotelli ha raccontato un aneddoto:
«Al primo allenamento al Genoa vado in infermeria perché dovevo parlare per la prima volta col dottore e c’erano quattro o cinque lettini, di cui tre occupati da giocatori giovani. E ho pensato: “Non sapete quanto siete fortunati a stare lì”. Ho esordito per la prima volta a 16 anni e penso di aver ricevuto il primo massaggio a 20. Anche quando mi sono infortunato o mi sono operato non mi facevano i massaggi. Dovevo andare in orari diversi rispetto a Materazzi o Ibrahimovic, non mi permettevano di farli quando c’erano loro. Forse così era un po’ troppo, ma col mio carattere l’ho sempre presa bene. Mi dicevo: “Ok, hanno ragione sono forte, non mi servono”».











