Velasco: «La cultura sportiva italiana è un problema: quando si perde non è per forza un disastro»
Alla Gazzetta: «Non possiamo pensare che andrà sempre tutto bene; quando si vince, può anche succedere poi di perdere. Dobbiamo continuare a essere umili».

Parigi (Francia) 11/08/2024 - Olimpiadi Parigi 2024 / volley / Italia-Usa / foto Image Sport nella foto: Julio Velasco
Il ct dell’Italvolley femminile, Julio Velasco, è stato intervistato dalla Gazzetta dello Sport dopo la semifinale dei Mondiali vinta ieri contro il Brasile. Questo pomeriggio, alle 14:30, la finale contro la Turchia.
Velasco: «La cultura sportiva italiana è un problema: quando si vince poi si può anche perdere»
«Ho rivissuto la semifinale di Rio del 1990 con la maschile. Una partita molto simile, con lo stesso risultato di 3-2 e lo stesso finale, 15-13 al tie-break»
Una partita che sembrava stregata. Si aspettava di soffrire così tanto?
«Certo, lo ripeto sempre alla mia squadra. Noi non possiamo pensare che andrà sempre tutto bene, come successo l’anno scorso. Dobbiamo essere consapevoli che avremo partite molto difficili. Soprattutto con squadre come il Brasile. La squadra di Ze Roberto ha giocato un incontro straordinario».
Non è stata una delle migliori prestazioni della sua Italia. Come mai?
«Il Brasile ha murato, ha difeso, ci ha messo in difficoltà con la battuta. E poi in attacco Gabi ha fatto cose incredibili. Eppure, a esultare è stata l’Italia. Questo vuol dire che una delle caratteristiche di questa squadra è che non molla mai».
È contento della prova di maturità e solidità mentale delle azzurre?
«Certo. È il giusto approccio. Se noi siamo presuntuosi e pensiamo che siamo più forti, che vinciamo, è la fine. Dobbiamo continuare a essere umili come lo siamo stati fino a oggi. Il problema è il contorno, è la cultura sportiva italiana. Non possiamo pensare che, quando si vince, siamo i più forti e quando si perde non c’è niente di buono, è tutto un disastro. Quando si vince, può anche succedere poi di perdere. Non è che se qualcuno ha avuto successo prima, avrà più possibilità di ripetersi. Anzi, a volte è più difficile».
Che parole ha detto alle ragazze prima della semifinale?
«Ho semplicemente ricordato a loro che hanno spinto al massimo tutta l’estate in allenamento. Per questo, se il risultato non fosse stato quello sperato, non avrebbero avuto nulla da rimproverarsi perché anche le altre nazionali lavorano bene. Ad esempio, il Brasile, paese con una grande cultura pallavolistica e un tecnico straordinario come Ze Roberto. Non dimentichiamoci che prima o poi tornerà anche la Russia, gli Stati Uniti hanno iniziato un importante ricambio generazionale in vista dei Giochi di Los Angeles dove torneranno molto competitivi. E in finale ci sarà la Turchia, che ha lavorato bene come noi. Non pensiamo che la vera finale sia stata questa perché potremmo farci molto male».
L’abbiamo vista vivere intensamente la partita anche con gli arbitri. C’è stato qualcosa che l’ha infastidita?
«Io non protesto mai, ma quando ho visto dalla panchina del Brasile che cercavano continuamente di influenzare l’operato degli arbitri mi sono fatto sentire».