La “bromance” tra Infantino e Trump resiste, il presidente Fifa sa sempre cosa fare e come rispondergli
Ne parla il Telegraph. Sette anni fa Infantino nello Studio Ovale spiegò a Trump cosa fossero i cartellini. Trump agitò quello rosso verso la stampa. Oggi il presidente Fifa si muove come un diplomatico

FIFA president Gianni Infantino gives US President Donald Trump a soccer ball to autograph during a signing ceremony after a state dinner with Qatar's Emir Sheikh Tamim bin Hamad al-Thani at the Lusail Palace in Doha on May 14, 2025. (Photo by Brendan SMIALOWSKI / AFP) / ALTERNATE CROP
Nel 2018, Gianni Infantino entrava per la prima volta nello Studio Ovale con due oggetti simbolici in mano: un cartellino giallo e un cartellino rosso. Era il modo scelto dal presidente della Fifa per spiegare a Donald Trump – allora per la prima volta presidente degli Stati Uniti – le basi della disciplina calcistica. Ma a distanza di sette anni, quello che sembrava un gesto folkloristico appare come la sintesi perfetta di una strategia precisa: tenere vicini i potenti del mondo per blindare il proprio potere.
Tra gag, battute e strette di mano, il rapporto tra Infantino e Trump è diventato una delle alleanze più curiose e funzionali dello sport globale. L’ultima apparizione alla Casa Bianca, con la Juventus e le solite battute disorientanti del tycoon, mostra come il calcio, più che un gioco, sia diventato un linguaggio universale – perfetto per chi vuole parlare di sé. Anche (e soprattutto) in campagna elettorale.
Tra Trump e Infantino in atto una vera e propria “bromance” (Telegraph)
Ne parla così il quotidiano inglese:
“Trump prese il rosso e lo agitò in direzione dei media. I fotografi scattarono. Poi si tornò alle domande su chi avrebbe pagato il muro al confine con il Messico. La scalata di Infantino, l’avvocato svizzero diventato l’uomo più potente dello sport – o almeno il suo intermediario più influente – è una storia straordinaria. La sua presidenza si è fondata non su uno ma su due Mondiali statunitensi approvati da Trump. […] Infantino ha imparato – prima di molti leader europei – come gestire Trump, sia in pubblico che in privato.
E ci è riuscito ancora questa settimana. Il presidente Fifa è tornato alla Casa Bianca, insieme a una delegazione della Juventus […] Trump ha stretto la mano ai due statunitensi presenti nella squadra – Weston McKennie e Timothy Weah – poi Infantino e i giocatori si sono fermati mentre il presidente degli Stati Uniti divagava sui grandi temi del giorno […]
C’era l’eventualità di un intervento Usa nel conflitto tra Israele e Iran e la sua opposizione al possesso dell’arma nucleare da parte dello stato iraniano. Ma fu su Infantino che Trump tornò più volte, come spalla delle sue battute. […]
Ma ogni volta che Infantino veniva chiamato a rispondere o ad alimentare una battuta di Trump, sapeva perfettamente cosa fare. Non perde mai occasione per sottolineare il ruolo degli Usa nei due tornei Fifa attualmente ospitati – quello in corso e quello del prossimo anno – e per una buona ragione. […] Una dichiarazione di guerra a Uefa e ai campionati europei sul calendario. È forse l’evento più destabilizzante mai concepito e imposto per volontà diretta di un presidente Fifa. […]
La “bromance” Trump‑Infantino è forte, per ora. Trump ha presieduto conferenze stampa Fifa trasmesse in diretta, ha posato con il trofeo del Mondiale per Club disegnato da Tiffany & Co, e ha elogiato pubblicamente Infantino. Mentre Bin Salman ha fatto qualcosa di ancora più importante: ha pagato tutto.
Di nuovo sul palco accanto a Trump questa settimana, la domanda che ci si pone è sempre la stessa: come ha fatto Infantino ad arrivare fin qui?”.