Capobianco l’allenatore che rifugge l’egolatria: l’ultima impresa è l’Italbasket femminile in semifinale agli Europei

La prima impresa fu l'oro con l'under 18 maschile. Si dedica alla persona prima che all'atleta: metodo, umiltà, disciplina ma anche cura e rispetto del talento

Capobianco

Andrea Capobianco, head coach of Italian women's basketball team talks to Cecilia Zandalasini during the FIBA EuroBasket women's quarterfinal match betwee Italy v Belgium on June 22, 2017 in Prague, Czech Republic. (Photo by MICHAL CIZEK / AFP)

Andrea Capobianco, lo specialista delle imprese: l’uomo che ha riportato l’ItalBasket femminile tra le grandi d’Europa

Dopo trent’anni di attesa, l’ItalBasket femminile scrive una pagina storica e torna a disputare una semifinale agli Europei. Stasera (ore 19.30) se la vedrà contro il temibile Belgio. Un risultato straordinario, frutto del talento di giocatrici come Cecilia Zandalasini, ma anche – e forse soprattutto – della guida sapiente, silenziosa e instancabile di Andrea Capobianco, l’uomo delle imprese, lo specialista del gioco.

Capobianco è un artigiano della pallacanestro, capace di modellare ogni squadra con dedizione e metodo. Il suo approccio al lavoro è unico: parte dalla persona, prima ancora che dall’atleta, valorizzando ogni giocatore nel proprio percorso individuale. Non impone uno stile, lo costruisce assieme alla squadra. E i risultati parlano per lui.

L’impresa di Mannheim: il primo capolavoro di Capobianco

Chi segue il basket azzurro ricorda bene l’impresa di Mannheim nel 2012, quando con l’Under 18 maschile Capobianco conquistò uno storico oro al prestigioso Albert Schweitzer Tournament, battendo formazioni blasonate come Stati Uniti e Germania. Fu un segnale forte: l’Italia può competere, se guidata con intelligenza, lavoro e visione. Se investe nella competenza alla guida dei settori giovanili. Da lì, la sua fama di “costruttore di imprese” ha iniziato a diffondersi ben oltre i confini della pallacanestro giovanile.

Il segreto di Capobianco sta nel metodo. Ogni allenamento è pensato per sviluppare il potenziale della squadra nel suo insieme, ma anche per accendere talenti individuali. Nel suo sistema: ognuna ha un ruolo, ognuna è importante. Le sue squadre migliorano sempre, giorno dopo giorno, partita dopo partita. E in questo Europeo, l’Italia è cresciuta visibilmente sotto ogni aspetto: gioco, difesa, intensità, fiducia. Soprattutto carattere e ambizione: credere nei progressi e non nella perfezione.

L’umiltà come forza, forse la qualità che descrive pienamente Andrea Capobianco e la sua squadra. Mai una parola fuori posto, mai proclami. Lascia parlare il campo, le sue giocatrici, i risultati. Non cerca i riflettori, ma è sempre il primo a sostenere le sue atlete, a dividere i meriti con lo staff, a costruire una cultura vincente senza protagonismi. È un leader silenzioso, ma autorevole.

La semifinale raggiunta è molto più di un traguardo: è la conferma che il percorso intrapreso è quello giusto. Andrea Capobianco ha firmato un altro capolavoro ma le imprese non accadono per caso: si preparano, si sudano, si guidano, si rivelano a chi ha il pregio di credere nel lavoro. Il calcio italiano prenda esempio.

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