Bublik è un comico tragico, odia il tennis e butta via match point perché vuole divertirsi (Il Giornale)
«Giocare sempre lo stesso colpo è noioso. Se sono annoiato, perdo». Ha un talento assoluto, ora ogni tennista vorrebbe evitare di incrociarlo.

Kazakhstan's Alexander Bublik celebrates after winning his men's singles match against Britain's Jack Draper on day 9 of the French Open tennis tournament on Court Suzanne-Lenglen at the Roland-Garros Complex in Paris on June 2, 2025. (Photo by Dimitar DILKOFF / AFP)
Alexander Bublik potrebbe essere una delle sorprese di Wimbledon 2025. Il tennista classe 1997 ha vinto l’ultimo Atp 500 di Halle, eliminando Jannik Sinner e battendo in finale Daniil Medvedev.
Il ritratto di Bublik, una delle sorprese dell’ultimo periodo del tennis
Il Giornale descrive come la personalità stravagante del kazako lo abbia aiutato, ma anche penalizzato:
Nessuno lo dice ma la vera incognita è Alexander Bublik, che ad Halle ha battuto prima Sinner e, in finale, un Medvedev che pure era in formissima. Ma per molti il pensiero va a Bublik: si sapeva che aveva un potenziale mostruoso e un talento donato dal cielo, ma si pensava che avrebbe continuato a gettarlo al vento. Ora però che si è messo di buzzo buono, gli esiti sono impressionanti. È esploso anche come personaggio, un’antitesi del tennis moderno: le percentuali, i video del prossimo avversario, mille allenamenti sul gioco di gambe perfetto, il mental coach con l’auricolare, e lo sguardo all’allenatore a ogni punto: nulla gli è più estraneo. Lui è una divagazione, un errore di battitura, o, con meno originalità, un comico tragico, un buffone shakespeariano che ti fa ridere ma tra le righe (del campo) ti sussurra la verità. Ha detto: «Odio il tennis con tutto il mio cuore. Se potessi guadagnare la stessa cifra facendo altro, non giocherei nemmeno per sbaglio».
Non quadra una sola cosa: può giocare come un Dio, è un talento assoluto, può fare qualsiasi cosa con naturalezza e disinvoltura imbarazzanti. Serve sopra i 220 km/h, tira la seconda anche più forte della prima, ha tocchi delicatissimi, smorzate assassine e una visione del campo assoluta. Poi spesso fa il contrario di quello che serve per vincere: continuità zero. Tante vittorie buttate via. È capace di giocare una serie sterminata di servizi vincenti e poi, con aria annoiata, nel momento più delicato del match, buttar lì servizio dal basso: ma non è uno spavaldo, lo trova divertente. Per lui il tennis deve divertire: «Giocare sempre lo stesso colpo è noioso. Se sono annoiato, perdo. E allora preferisco perdere divertendomi». Il caos come valore, un’idea quasi punk. Per queste ragioni, incrociare Bublik in tabellone prima andava bene a tutti. Ora, per stesse ragioni, eviterebbero volentieri.