Il no di Conte alla Juventus dopo colloqui che hanno enfatizzato l’indecifrabilità del progetto (Gazzetta)

La Gazza analizza i no di Conte e Gasperini, arrivati entrambi dopo colloqui con la dirigenza bianconera che adesso non sa che fare

conte e lippi conte Juventus

As Roma 21/05/2016 - finale Coppa Italia / Milan-Juventus / foto Antonello Sammarco/Image Sport nella foto: Antonio Conte-Marcello Lippi

Il no di Conte alla Juventus dopo colloqui che hanno enfatizzato l’indecifrabilità del progetto (Gazzetta)

Il tema del giorno oggi è capire cosa sia accaduto ad Antonio Conte che da un giorno all’altro è sceso dal terno per Torino ed è rimasto a Napoli. L’altro tema è la Juventus che viene trattata come una squadrata qualsiasi. Rifiutata prima da Conte e poi da Gasperini. Ne scrive anche la Gazzetta dello Sport con Fabio Licari:

I tempi sono cambiati, ma la Juve è sempre la Juve, una bella donna non abituata ai rifiuti in serie di questi giorni. Dopo Conte, Gasperini. Dopo il Napoli, la Roma, club con idee più chiare di quelle dei bianconeri oggi. Comprensibile, visto che la loro dirigenza è la stessa, mentre alla Juve un ribaltone improvviso ha cancellato Giuntoli e, di fatto, anche Tudor. (…) Le ultime mosse del clu lo hanno un po’ delegittimato: se confermato, ipotesi non molto credibile oggi, sarebbe una seconda scelta. Scenario non ideale per una Juve che deve ricominciare da zero o quasi.

I “no” di Conte e Gasp sono arrivati dopo due colloqui che devono aver enfatizzato l’indecifrabilità del progetto. Quei due, senza idee chiare, possono permettersi di non prendere impegni. Peccato soprattutto per Gasp. Di Conte in bianconero, e della sua striscia vincente, si sa tutto. Vedere una Juve all’atalantina, guerriera, aggressiva, offensiva, sarebbe stato uno spettacolo bello e inedito. 

Conte ha capito che non è più la sua Juventus, De Laurentiis gli ha offerto soldi e mercato ed è rimasto (Dagospia)

Dagospia, giornale on line sempre molto informato sul potere italiano, si occupa dell’intrigo di calciomercato che ha coinvolto Antonio Conte, John Elkann e Aurelio De Laurentiis. Con Conte che era vicinissimo al ritorno alla Juventus ma poi ha cambiato idea ed è rimasto a Napoli.

Ecco cosa scrive Dagospia:

Le quattro giornate di Napoli che hanno fatto cambiare idea a Conte. Dopo lo scudetto, l’addio tra “il Feroce Salentino” e il Napoli pareva ormai certo e il tecnico sembrava destinato al ritorno alla Juventus.

Sapevano di amaro congedo le frasi di Aurelio De Laurentiis: “Ad Antonio auguro i successi che merita”. I due non si parlavano di mesi, il rapporto era ai minimi termini con Allegri dato da radio-mercato in avvicinamento a Castel Volturno.

Dopo diversi giorni di incontri, trattative, negoziati da far impallidire quelli tra Trump, Putin e Zelensky, è arrivata la svolta e l’annuncio della permanenza di Conte sotto il Vesuvio. Più che la mozione degli affetti e il pressing interno della moglie e dello staff, hanno pesato altri fattori.

Aurelione lo ha studiato a lungo e alla fine ha capito che poteva fidarsi di lui. Il patron azzurro, le cui capacità di seduzione sono indubbie, ha messo sul piatto un ritocco dell’ingaggio e la promessa di una campagna acquisti “champagne” inaugurata con il botto De Bruyne. Sul fronte Juventus, invece, qualcosa è andato storto. A Torino erano tutti sicuri che Conte sarebbe arrivato. Sky Sport aveva rivelato il piano di Elkann che prevedeva il tecnico leccese e Chiellini al comando e il congedo di Giuntoli (il cui siluramento ufficiale ancora non è arrivato). Ma Conte non ha trovato la società bianconera che lui conosceva, quella macchina da guerra, per intenderci, che con Luciano Moggi organizzava blitz notturni per portare a Torino Fabio Capello.

Non si è fidato del club nel quale lo stesso Chiellini non ha ancora l’autonomia necessaria per dettare la linea e alla fine ha “usato” il corteggiamento del club bianconero per far uscire allo scoperto De Laurentiis. L’amorale della fava? Oggi il Napoli offre garanzie di investimento e prospettive economiche e tecniche più solide della Juventus. E questa è una rivoluzione copernicana.

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