Briatore: «In un team di Formula 1 serve un dittatore democratico»
Ai microfoni di RTL/Ntv e Sport.de: «L'avvicendamento Doohan-Colapinto? Nessuno scandalo. Si resta in un’azienda solo se si fa un buon lavoro. Se fai un cattivo lavoro, vieni licenziato»

Azerbaijan Grand Prix, Baku 22 - 25 June 2017 24.06.2017 - Flavio Briatore (ITA) PUBLICATIONxNOTxINxUK Azerbaijan Grand Prix Baku 22 25 June 2017 24 06 2017 Flavio Briatore ITA PUBLICATIONxNOTxINxUK
Alla vigilia del weekend di F1 a Montecarlo, Flavio Briatore ha rilasciato un’intervista ai microfoni di RTL/Ntv e Sport.de in cui ha fatto il punto della situazione in casa Alpine (team del quale è il principale dirigente). Nel farlo, ha spiegato l’avvicendamento tra Jack Doohan e Franco Colapinto, lasciandosi andare anche ad una delle sue considerazioni forti.
Le parole di Flavio Briatore
«Abbiamo iniziato il campionato con Jack Doohan, che ha avuto cinque gare per dimostrare il proprio valore. Dopo cinque gran premi, abbiamo guardato i risultati e non mi sono piaciuti. Quello che abbiamo fatto non è stato uno scandalo. Si resta in un’azienda solo se si fa un buon lavoro. Se fai un cattivo lavoro, vieni licenziato», ha sottolineato Briatore.
«Abbiamo due piloti che devono fare il loro lavoro. Più di 1000 persone e le loro famiglie dipendono da loro. Proteggo solo le persone che lavorano per me. Colapinto? Se si guarda la domenica, faceva tempi simili a quelli di Gasly ed è la prima volta che le nostre due auto sono così vicine», ha aggiunto.
Quanto invece alle caratteristiche che dovrebbe avere ogni “boss” di una squadra del Circus, il noto imprenditore ha sentenziato con una frase che sicuramente farà discutere: «In un team di F1 serve un dittatore, forse un dittatore democratico. Ma ci vuole uno che sia responsabile».
Leggi anche: Briatore: «Antonelli in macchina si trasforma e passa dall’essere un gattino a essere un leone»
Leclerc: «Possiamo ancora vincere il titolo quest’anno. Non lascio la Ferrari, credo nel progetto e in Vasseur»
Monaco è casa sua. E a quanto pari lo è anche la Ferrari a dispetto di tutto: della concorrenza interna di Hamilton e dei risultati da incubo di questa stagione. Lo dice lui a L’Equipe, dando il titolo a un’intervista di 20 minuti.
Non perdo la speranza – dice – perché la stagione è ancora molto lunga. L’anno scorso con la McLaren abbiamo visto che era possibile rimontare. La Red Bull ha iniziato molto forte e poi è stata la McLaren a laurearsi campione. Sappiamo che la prossima settimana a Barcellona entrerà in vigore anche una nuova direttiva tecnica che vieta le ali anteriori flessibili che spero possa aiutarci un po’. Non credo nei miracoli, ma in ogni caso darò assolutamente tutto fino alla fine per provare a… vincere il titolo quest’anno. Sembra più complicato del previsto, ma non mi arrendo”.
Gli chiedono se c’è qualche possibilità che lasci la Ferrari: “Ma no. Assolutamente no. Credo nel progetto, credo in Fred Vasseur. È un periodo complicato ed è facile dubitare di sé stessi in momenti come questi. Ma se faccio un passo indietro e guardo questa squadra, non penso di lasciare la Ferrari. Voglio vincere con la Ferrari, l’ho sempre detto. E resterò finché crederò in questo progetto. E ci credo”.
Leclerc e la vita con Hamilton
Com’è la vita con Hamilton? “Onestamente, alla Ferrari c’è sempre stata molta luce. All’inizio della stagione è stato abbastanza folle perché ce n’erano davvero tanti, sia sulla Scuderia che su Lewis, il che è normale. Ora le cose sono diventate un po’ più normali, più calme. D’altro canto, con Lewis le cose vanno davvero bene, andiamo molto d’accordo, lavoriamo molto bene insieme. È un pilota estremamente talentuoso, che ha ottenuto molto in questo sport, che ha vinto di più (105 vittorie, 7 titoli mondiali), è sicuramente il miglior pilota che la Formula 1 abbia mai visto. Per me è una grande motivazione poter dimostrare di cosa sono capace nella stessa macchina in cui si trova lui. L’aspetto organizzativo di Lewis è eccezionale, sia per quanto riguarda i piloti che anche al di fuori della Formula 1. Quando si osservano i piloti dall’esterno, spesso ci si concentra su come lavorano in pista, ma c’è molto altro da fare nella gestione di quella vita frenetica. E ancor di più quello di Lewis”.