A Tuttosport Il match analyst Figc Scognamiglio: «L’Inter giocava arretrando e lanciando in profondità, non era “palla lunga e pedalare”»

«Lukaku è criticato perché segna pochi gol, ma il suo lavoro senza palla è fondamentale»
Tuttosport ha intervistato il napoletano Domenico Scognamiglio, classe ’93, laureato in Scienze motorie, allenatore Uefa B e match analyst Figc diplomatosi a Coverciano. Tra le altre cose organizza e tiene corsi di match analysis. Ma soprattutto ha una visione chiara e per niente ideologica sul proprio ruolo e sulla sua applicazione al gioco del calcio.
Quanti match analyst dovrebbe avere un top club? «Se ci riferiamo alla situazione sottolineata da Ancelotti su X direi che per il Real Madrid, per la sua storia e i suoi trofei, 2 sono davvero pochi. Per la mia esperienza 7, però, sono troppi e si rischia di fare confusione, l’ideale sarebbe stare nel mezzo, 4/5».
Cos’è la match analysis? «Lo studio, mediante video e dati, di ciò che avviene sul terreno di gioco negli allenamenti, durante e dopo la partita, analizzando con lo staff tecnico cosa è riuscito e cosa non è andato bene».
L’impressione è che in Italia la ‘cultura’ della match analysis scarseggi, è d’accordo? «Siamo un Paese conservatore in tutto, anche nel calcio, sport dove abbiamo fatto la storia e restiamo legati a essa. Tanti allenatori credono poco nei dati eppure lo sport americano li ha sdoganati da decenni».
Insomma, la match analysis come una lente d’ingrandimento? «Esatto. Quasi tutti vedono la palla, noi guardiamo dove non è, perché tutto ciò che avviene un secondo dopo accade per quello che succede dove non c’è il pallone, cogliendo quelle sfumature che sfuggono ad altri. Esempi? Lukaku a inizio stagione è stato criticato per i pochi gol segnati, non tenendo presente il lavoro che fa senza palla, quanto e come i suoi movimenti spostano la difesa avversaria, che è uno di motivi per cui Conte le vuole sempre al centro del proprio attacco. Oppure l’utilizzo del terzo uomo di De Zerbi nel passaggio all’indietro che sembra banale ma che libera spazi in avanti. E ancora, come il Napoli di Conte ha affrontato l’Atalanta nelle posizioni in campo o come la sua Inter giocava contro squadre aggressive, arretrando e lanciando in profondità il solito Lukaku e Lautaro, che non era “palla lunga e pedalare” come raccontavano in telecronaca».