“Soltanto il Real Madrid sembra ignaro delle leggi fondamentali dell’universo, incapace di sottomettersi perfino alla propria goffaggine lascia dietro di sé una scia di infallibilità”

El Paìs non vuole affondare il colpo sul povero Guardiola, anzi Rafa Cabeleira scrive un editoriale su di noi: noi tutti che pensiamo di saperla più lunga di Guardiola. I famosi allenatori da bar, sempre troppo ridicoli per rendersene conto.
Il calcio, scrive, “è un trampolino di lancio dal quale chiunque osa lanciarsi, perché sono in pochi a dover controllare se nella piscina c’è ancora acqua. Guardiola è uno di questi”.
“Ci sono tante ragioni per discutere nei bar quanti sono gli allenatori senza licenza. E siamo una legione. Una squadra di calcio sarà sempre un piccolo ecosistema in cui calpestare una formica (volontariamente o meno) può far crollare il prezzo del salmone in Norvegia al punto da far cadere Haaland e Oscar Bobb tra le braccia della malinconia: è solo un altro esempio. Soltanto il Real Madrid sembra ignaro di queste leggi fondamentali dell’universo, incapace di sottomettersi perfino alla propria goffaggine e lasciando dietro di sé una scia di infallibilità. Per tutti gli altri, ci sono solo misteri lungo il cammino”.
Sarebbe facile, scrive Cabeleira, dire la colpa all’assenza di Rodri, “non per niente è il miglior centrocampista del mondo, la Marie Kondo del calcio professionistico”. O più semplicemente al “mortale scorrere del tempo. Usurarsi e deteriorarsi, frutto della routine. A sfinimento di alcuni talenti unici e dei loro capelli bianchi ben nascosti sotto costosissimi trattamenti di biostimolazione che possono ingannare l’occhio umano, ma che non farebbero segnare nemmeno un gol contro l’arcobaleno”.
“Rimarrà l’eco, o il martellamento continuo, di coloro che non cessano mai di sminuire il prossimo, in uno strano impulso non ancora del tutto identificato dalla scienza, ingannatori neutrali che pretendono di conoscere i dettagli di ciò che accade nei cimiteri remoti e vendono a buon mercato l’assoluzione, mai la cura: pensare che Guardiola non sappia quello che sappiamo noi non fa nemmeno ingrassare, teniamocelo stretto”.