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Berrettini: «La popolarità tende a cambiarti: credo di essermi ritrovato l’anno scorso»

Al CorSera: «Wada? Ho sempre sostenuto Jannik, possono sempre succedere cose che sfuggono all’attenzione. Ora penso che stare bene sia la cosa più importante»

Berrettini: «La popolarità tende a cambiarti: credo di essermi ritrovato l’anno scorso»
Roma 01/02/2024 - Il Presidente della Repubblica incontra la squadra di Coppa Davis / foto Image Sport nella foto: Matteo Berrettini

Matteo Berrettini dice la sua sul patteggiamento tra la Sinner e la Wada al Corriere della Sera. Il numero uno del mondo si è assunto la responsabilità dell’errore di due ex membri del suo team. Uno di loro oggi fa parte del team di Berrettini.

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Berrettini: «Sono arrivato alla convinzione che stare bene sia la cosa più importante»

Cosa pensa dello stop forzato di Sinner?
«Ho sempre sostenuto Jannik, non smetto di farlo adesso. Credo sia un momento molto duro per lui, paga un errore, mi dispiace. Non faccio l’avvocato, non ho i dettagli. Ma non ho dubbi che tornerà più forte».

Sinner paga la disattenzione di Umberto Ferrara e Giacomo Naldi. Ferrara è il suo preparatore. Non è una situazione un po’ strana?
«Dice che la gente se lo chiede? Non so se è il mio ruolo rispondere. Posso dire che quando scelgo un membro nuovo del team, dietro ci sono riflessioni e pensieri: considero Umberto un serio professionista, l’ha detto anche Jannik in forma pubblica e privata. È stato fatto un errore, purtroppo. Non doveva succedere ma è successo. Quando ho incontrato Umberto per parlare di lavoro questo tema è entrato nella conversazione, naturalmente. Ma la valutazione è stata un’altra: io sono convinto che possa aiutarmi nel mio processo di crescita. Se poi la gente è stupita, stranita, arrabbiata, non so che fare. Sinceramente ho smesso di preoccuparmi di quello che pensa la gente tempo fa: se leggessi ogni commento, non reggerei al peso di tutto».

È d’accordo con il criterio ribadito dalla Wada della responsabilità oggettiva?
«L’argomento è complesso. È difficile, anzi impossibile, controllare tutto. L’Atp ci aiuta: quando andiamo a giocare in certi Paesi ci sconsiglia per mail di mangiare carne rossa che potrebbe essere contaminata, per esempio. Da sempre siamo abituati ad avere un’attenzione estrema, poi possono sempre succedere cose che sfuggono all’attenzione».

Si parla spesso di amicizia ma esiste l’amicizia nel tennis? Italiani a parte, non si è notata una grande empatia nei confronti di Sinner.
«Io sono amico di tutti e migliore amico di nessuno. I miei veri amici non sono i miei colleghi ma non perché mi stiano antipatici. I veri amici si costruiscono dall’infanzia, col tempo, vanno coltivati. Ai tornei crei il tuo nucleo, la tua squadra. È chiaro che con Sonego, Bolelli e Vavassori ho un rapporto più intimo: ci conosciamo da una vita. Ma se Vava si molla con la fidanzata non viene a raccontarlo a me… Nei momenti di crisi non ti rivolgi al collega ma all’amico. Stiamo parlando di amicizie di lavoro. E alla base di tutto deve esserci il rispetto, che spesso manca».

Certo i sorteggi, ogni tanto, potrebbero non remare contro: domani al primo turno, qui a Doha, trova Djokovic.
«Sarà un match durissimo. Ho provato a ricordarmi da quanto tempo non ci gioco contro o non ci alleniamo insieme… Nel bene o nel male, rimane Djokovic. Sono contento di poter giocare una partita così, mi sento in forma e in forze: sono questi i match che mi motivano a dare il meglio. E magari, speriamo, a batterlo per la prima volta».

Tra poco saranno 29 anni: come si vede nel futuro?
«Spero di evolvermi ancora un pochino, rimanendo attaccato alla persona che sono. Non vorrei mai guardarmi allo specchio e chiedermi: oddio cosa sono diventato? Nel percorso che sto facendo, questa è la priorità. I risultati non contano granché se non sono accompagnati da una coerenza e da un benessere personale. Non che mi piaccia meno di prima competere e vincere però sono arrivato alla convinzione che stare bene sia la cosa più importante. La popolarità tende a cambiarti: credo di essermi ritrovato l’anno scorso. Sono e rimarrò un ragazzo che si impegna».

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