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Le bandiere non esistono più, il calcio è cosmopolita: liberate Alexander-Arnold (Telegraph)

“I giocatori più sedotti dall’idea di viaggiare o imparare una lingua diversa. Sono lontani i giorni in cui Ian Rush si lamentava dell’assenza a Torino dei suoi biscotti digestivi preferiti”

Le bandiere non esistono più, il calcio è cosmopolita: liberate Alexander-Arnold (Telegraph)
05/06/2022 - Uefa Nations League / Inghilterra / foto Imago/Image Sport nella foto: Trent Alexander Arnold ONLY ITALY

“Le bandiere sono una specie in via di estinzione”. Oliver Brown ricorda Ryan Giggs, Paul Scholes e Gary Neville, o John Terry. Al Liverpool “solo un giocatore negli ultimi 55 anni può legittimamente rivendicarne il titolo, Jamie Carragher. E quindi, scrive sul Telegraph: liberiamo Trent Alexander-Arnold.

Se ne vuole andare dal 2018, dopo aver raggiunto la sua prima finale di Champions League. Il Real Madrid è pronto ad accoglierlo. E “ci sono due ragioni per inquadrare questo come uno scambio accettabile – scrive l’editorialista – La prima è che Alexander-Arnold ha già ripagato il suo debito di gratitudine verso il club della sua infanzia, diventando uno dei migliori terzini destri del mondo e non dando mai il minimo motivo di dubitare della sua lealtà. La seconda è che la sua visione originale, in cui ogni sua ambizione poteva essere soddisfatta in un singolo club, è diventata obsoleta. Alla fine è sfuggita persino a Steven Gerrard, con l’ex capitano a cui è stata negata un’ultima estensione per vedere la fine dei suoi giorni da giocatore ad Anfield e che invece si è accontentato di due stagioni di oscurità baciata dal sole a Los Angeles”.

“Alexander-Arnold trasmette una visione della vita sottilmente diversa, al punto che lo immagini più facilmente di Gerrard per un futuro fuori dal Liverpool. Le sue aspirazioni sono globali. Nessuno al Liverpool dovrebbe invidiargli la libertà di tracciare un percorso oltre il luogo. Il calcio è un ambiente cosmopolita ora, con giocatori più facilmente sedotti dall’idea di viaggiare o imparare una lingua diversa. Siamo lontani dai giorni in cui Ian Rush si lamentava dell’assenza a Torino dei suoi biscotti digestivi preferiti”.

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