Sofia Goggia una vita nel dolore: da bambina si lesionò crociato e menisco esterno al Trofeo Topolino

Repubblica: il suo corpo è una mappa che racconta traumi subiti in mezzo mondo. La madre Giuliana le chiese di smettere

Sofia Goggia

Sofia Goggia of Italy sings the national anthem of Italy after winning the Audi FIS Alpine Ski World Cup Women's Super G race in Beaver Creek, Colorado, on December 15, 2024. (Photo by Jason Connolly / AFP)

Sofia Goggia una vita nel dolore: da bambina si lesionò crociato e menisco esterno al Trofeo Topolino

Repubblica, con Mattia Chiusano, racconta l’ennesima resurrezione della fuoriclasse bergamasca che è tornata in Coppa del Mondo dopo dieci mesi di inattività e ha chiuso il weekend americano con un primo posto in Super G e un secondo in discesa libera.

Scrive Repubblica:

Lo straordinario ritorno alla vittoria è solo l’ultima tappa di un percorso che più sofferto non si può. Ma lei si rialza sempre, come un cyborg delle nevi che non arretra di fronte a nulla. Farsi male è una costante, da quando da bambina si lesionò crociato e menisco esterno al Trofeo Topolino. Quindi non può che essere costante anche la reazione a questi infortuni, e più crudeli e cruenti sono più lei si impegna a sconfiggerli. Inventandosi soluzioni sorprendenti per filare più veloce del destino.

L’ultimo capitolo è quello che si è chiuso a Beaver Creek, dopo la frattura della tibia e del malleolo tibiale della gamba destra del 5 febbraio. «Un’operazione tra le peggiori che abbia mai fatto» l’ha definita Sofia, durante un percorso in cui l’inattività è stata velenosa quanto il dolore: otto mesi su dieci senza sci.

La madre Giuliana chiese a Sofia Goggia di smettere

In passato la madre Giuliana le ha chiesto di smettere. I genitori la trovarono con entrambe le gambe fasciate dopo una caduta in Coppa Europa, un’altra volta andarono all’aeroporto e la videro uscire in sedia a rotelle. Durante un lungo periodo di riabilitazione Sofia si trasferì a Mantova e non volle vedere nessuno dei familiari. Era il suo modo di leccarsi le ferite, che sarebbero arrivate anche negli anni successivi.

Il suo corpo è una mappa che racconta traumi subiti in mezzo mondo, il ginocchio destro denuncia lesioni, rotture, fratture, stiramenti dal 2007 a oggi. Rimediate da Andalo al Canada, passando per la beffa di Garmisch, quando in una sciata in campo libero la frattura del piatto tibiale le fece saltare i Mondiali a Cortina. Ma è al ginocchio sinistro che è legato il recupero più clamoroso, dopo la caduta a Cortina che costò la lesione del crociato: i 23 giorni per tornare in pista e vincere l’argento alle Olimpiadi di Pechino appartengono all’epica dello sport italiano e agli incubi che hanno tormentato Sofia per mesi. Ma in un modo o nell’altro lei torna sempre, e tornare nel suo linguaggio significa vincere.

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