L’Atalanta vinceva 1-0 ma nel secondo tempo non è scesa in campo (rigore di Lookman al 97esimo). I Gasperini boys fanno fatica a ritrovarsi
Fabregas in Italia ha imparato il contropiede, il Como dà una sveglia all’Atalanta: 3-2 a Bergamo
Sonora battuta d’arresto per l’Atalanta di Gasperini che perde 3-2 in casa contro il Como di Fabregas. I nerazzurri hanno concluso in vantaggio il primo tempo grazie a un gol di Zappacosta. I bergamaschi hanno fallito qualche opportunità per raddoppiare. Non hanno chiuso il match e il secondo è stata un’altra partita. Fabregas ha mandato in campo Strefezza che ha subito pareggiato con un bel destro. Dopodiché il Como ha imbastito due azioni in ripartenza. Sulla prima è stato fortunato Nico Paz a trovare la deviazione decisiva di Kolasinac sul suo tiro e sulla seconda è andato in scena un contropiede classico concluso in rete da Fadera. È appena il 58esimo ma l’Atalanta non si riprende più. Il 3-2 arriva al 97esimo su rigore di Lookman. I bergamaschi sono fermi in classifica a 6 punti.
Fabregas: «La chiave nella vita è adattarsi. Chi si adatta meglio, trionfa» (a febbraio)
L’allora vice allenatore del Como ed ex calciatore Cesc Fabregas ha rilasciato un’intervista a Relevo in cui ha parlato della sua avventura italiana.
Il progetto Como:
«Stiamo cercando di creare una struttura solida, una base per raggiungere i nostri obiettivi il prima possibile: il primo è raggiungere la Serie A, quest’anno se possibile. Ma il progetto non è solo questo… Vogliamo lasciare un’identità, un’eredità. I proprietari sono ambiziosi. Voglio creare un club unito, dentro e fuori dal campo. Dobbiamo continuare a crescere».
Qual è esattamente il tuo ruolo?
«Sto per ottenere il patentino Uefa, e mi sento felice, perché è un’esperienza di apprendimento e una grande soddisfazione. È un’esperienza importante per me, perché è qualcosa su cui sto lavorando da anni. Già ero un allenatore in campo, perché cercavo di aiutare i miei compagni».
In che modo lavorate?
«Vi faccio un esempio: se dobbiamo giocare contro il Brescia quella settimana, cerchiamo di formare una squadra in allenamento che giochi in modo identico al Brescia che abbiamo già studiato in precedenza. È difficile, ma è necessario per il mio calcio. Siamo molto precisi, dettagliati e perfezionisti.»
La tua ultima stagione da giocatore è stata al Como, anche se già con prestazioni al di sotto delle aspettative. Cosa ti colpisce dell’Italia?
Fabregas: «Il progetto, perché è a lungo termine. Questo è un calcio molto tattico, molto difficile, ma interessante. E’ una sfida. Quando ho parlato con i proprietari, era tutto già chiaro: giocare un anno e poi diventare allenatore. Per questo sono venuto qui a giocare, per cercare di integrarmi rapidamente nel modo migliore, per capire bene i pro e i contro. La chiave nella vita è adattarsi. Chi si adatta meglio trionfa, soprattutto di fronte a battute d’arresto o problemi.»
Una volta Gattuso disse, spontaneamente e umilmente, che andò a Siviglia per studiare Quique Setién al Betis. Poi è andato anche a Monaco per vedere Pep. Tu chi sei andato a trovare?
Fabregas: «Ho appeso gli scarpini a giugno dello scorso anno e ho dovuto iniziare a prepararmi per la stagione successiva da gestire come tecnico. In breve, ho avuto poco tempo. Posso dirti che vado a Londra a volte per parlare con Arteta. Parlo in particolare con i direttori sportivi e mi passano materiale su come funzionano i loro allenatori, i loro club… Mi piace, faccio i miei studi, seguo i tecnici che amo».
Roberto De Zerbi, accostato al Barcellona, è un tecnico diverso. Studi anche lui?
«È un chiaro riferimento del calcio moderno. Ha trovato diverse soluzioni per neutralizzare l’avversario quando ti pressa alto. È bravo negli spazi ampi, facendo uso della profondità… Passaggi brevi e uomini posizionati molto bene in campo».