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Calafiori: «manderei un bel vaffa a Blessin, la presa in giro non l’accettavo»

A Sportweek: «sono grato a De Rossi per come si comportò quando ero infortunato. E Thiago Motta: mi ha insegnato aspetti del calcio che non conoscevo»

Calafiori: «manderei un bel vaffa a Blessin, la presa in giro non l’accettavo»
Ferrara 26/03/2024 - qualificazione Euro 2025 / Italia-Turchia U21 / foto Image Sport nella foto: Riccardo Calafiori-Omer Beyaz

Riccardo Calafiori, difensore del Bologna e ora anche della Nazionale, intervistato da Sportweek il settimanale del sabato della Gazzetta dello Sport.

Quando vieni definito calciatore totale, ti garba? Nasci laterale sinistro, Motta ti trasforma in centrale ma spesso te ne vai per il campo a dettare linee e passaggi. Alla John Stones.

Calafiori: «Beh, il difensore del City è un riferimento, non c’è dubbio. Parte però tutto dalla libertà che ti dà l’allenatore. Motta mi ha visto da subito anche centrale difensivo: con lui ho imparato un mare di cose. Come definirei Thiago? Rivoluzionario, intelligente, rigoroso, preciso».

Parola d’ordine: occupazione degli spazi.

Calafiori: «È la sua filosofia: non importa chi va, ma quello spazio va aggredito e sfruttato. Senza aver paura e usando sempre la personalità».

Sei grato a chi, nel calcio?

«A Daniele De Rossi: quando ero un baby infortunato lui mi portava a casa, mi aspettava, mi riprendeva. E a Totti. Ora a Thiago Motta, con lui ho imparato tanti altri aspetti del calcio che non conoscevo».

E con Mourinho come andò?

«Con lui cominciai anche abbastanza bene poi ci fu la gara contro il Bodo in cui perdemmo 6-1: da lì le cose precipitarono. Io cominciai a guardare dalla panchina, le scelte andarono su altri ma la mia necessità e volontà erano quelle di giocare. Fu una sua scelta, certo, ma ti dico anche una cosa: io e Mou ci sentiamo, mi ha scritto diversi messaggi, c’è un bel rapporto fra noi».

A chi manderesti un bel “vaffa” liberatorio?

«A un allenatore che ho avuto al Genoa, Blessin. Mi impegnavo molto, mi allenavo duramente. La presa in giro non la
accettavo, non mi è piaciuta».

Ci racconti un aneddoto da spogliatoio nel Bologna?

«Da qualche giorno, all’ingresso degli spogliatoi, ogni mattina, entri e parte l’inno della Champions. Topppp».

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