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La nuova legge europea contro il calcio-lavanderia: ogni anno “ricicla” 140 miliardi di dollari

Domani il Parlamento europeo includerà il calcio nella direttiva antiriciclaggio: dal 2029 la stretta sui club. Ma non quelli inglesi

La nuova legge europea contro il calcio-lavanderia: ogni anno “ricicla” 140 miliardi di dollari
FIFA president Gianni Infantino and UEFA president Aleksander Ceferin (right) shake hands as they attend the 46th UEFA Congress and Executive Committee meeting at the Messe Wien Exhibition Congress Center in Vienna, Austria on May 11, 2022. (Photo by JOE KLAMAR / AFP)

Ogni anno con il calcio vengono riciclati 140 miliardi di dollari. Lo dice un rapporto delle Nazioni Unite. Nel 2019 il calcio è stato aggiunto alla lista dell’Unione Europea dei settori a forte rischio di riciclaggio di denaro. “I criminali, gli oligarchi e i ricchi e potenti hanno modi privilegiati per riciclare il loro denaro sporco, e il calcio è uno di questi”, ha detto l’eurodeputato francese Carême al Guardian. “Cosa è più importante: prevenire la corruzione, le frodi fiscali, i traffici di ogni tipo e la perdita di fiducia dei cittadini nei loro governi, o preservare la competitività delle società calcistiche? Per il Parlamento europeo la scelta è stata fatta rapidamente. I tifosi possono davvero godersi il loro gioco quando sanno che il denaro utilizzato per acquistare il loro giocatore preferito proviene dai proventi di gruppi criminali organizzati o da un oligarca russo che sostiene la guerra di aggressione contro l’Ucraina? Personalmente non credo”.

E così mercoledì il Parlamento europeo sarà chiamato a votare per includere l’industria del calcio nella sesta direttiva antiriciclaggio. A partire dal 2029, la maggior parte dei club professionistici e tutti gli agenti all’interno dell’Unione Europea saranno tenuti a verificare l’identità dei propri clienti, monitorare le transazioni – compresi i trasferimenti dei giocatori – e segnalare le transazioni sospette.

Per il Guardian “i cambiamenti attesi sono così epocali che i politici hanno esteso il periodo di adattamento dai soliti tre anni a cinque”.

Per i critici invece “la legislazione è stata approvata in modo affrettato senza essere sottoposta ad un’approfondita valutazione d’impatto per diversi anni”. La European Club Association, l’Eca, che rappresenta i club più grandi del continente, pare si sia sentita esclusa dai negoziati con l’Ue e abbia espresso le sue frustrazioni attraverso la Uefa e i governi nazionali, in particolare di Francia, Paesi Bassi e Germania. Ma nonostante un incontro definito “spiacevole” da una fonte Ue, in cui entrambe le parti erano sono finite ai ferri corti sulla proposta di includere tutti i club professionistici nella nuova legislazione, hanno concordato una serie di esenzioni che permetteranno ai club con fatturati inferiori a 5 milioni di euro a stagione di evitare le nuove leggi. Le esenzioni saranno concesse solo se i club potranno dimostrare di essere “a basso rischio” in seguito alla valutazione dell’autorità antiriciclaggio della Commissione Europea (Amla), che avrà sede a Francoforte .

C’è un grosso elefante nella stanza però: per adesso i club inglesi resteranno per forza di cose esclusi dalla giurisdizione europea.

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