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«Sinner è molto resistente di carattere. Si è fortificato crescendo da solo da quando aveva 13 anni»

Repubblica intervista Ceccarelli l’uomo che allena la mente degli atleti. «Il campione è chi raggiunge la performance col minor dispendio energetico al livello mentale»

«Sinner è molto resistente di carattere. Si è fortificato crescendo da solo da quando aveva 13 anni»
Italy's Jannik Sinner reacts on a point against Russia's Daniil Medvedev during their men's singles final match on day 15 of the Australian Open tennis tournament in Melbourne on January 28, 2024. (Photo by David GRAY / AFP) / -- IMAGE RESTRICTED TO EDITORIAL USE - STRICTLY NO COMMERCIAL USE --

Sinner e tanti altri che lavorano con lui. Repubblica intervista Riccardo Ceccarelli che

“allena la mente degli atleti, ma non solo. Medico, classe 1960, ha iniziato 35 anni fa dal motorsport per costruire un metodo di lavoro sul motore più importante: il cervello”.

Di Sinner dice: «da forte è diventato fortissimo».

Mentalmente?
«Di base ha una potenza mentale enorme, è determinato, non si arrende mai, è molto resistente di carattere. Si è fortificato crescendo da solo da quando aveva 13 anni. È solido e intelligente, aveva solo bisogno di utilizzare queste sue risorse al meglio. L’abbiamo aiutato in questo percorso, lo seguivamo a Bordighera quando era con Piatti, poi a Montecarlo e a Milano. Jannik non cerca scuse e vuole lavorare su se stesso. Concreto, coi piedi per terra, educato ai valori».

Ci spiega il suo metodo?
«Il campione, non solo nello sport, è chi raggiunge la performance col minor dispendio energetico al livello mentale. Sprechi quando soffri le emozioni, hai pensieri negativi, sei sotto stress, sei fuori dalla zona di comfort. Mi ha stupito Oliver Bearman, che ha sostituito Carlos Sainz sulla Ferrari al gp di Gedda: ha reagito calmo, senza errori. A 18 anni parte da un’economia di base interessante. Noi alleniamo alla massima resa con la minima spesa attraverso il “mental economy training”, portiamo a sviluppare un consumometro interno di energie cerebrali. Più semplicemente, all’autoconsapevolezza: si arriva a percepire in maniera millimetrica se stessi».

Sinner confessa: «Sugli sci avevo paura di andare in discesa, a tennis al massimo perdi»

Jannik Sinner si prende di forza il pass per gli ottavi di finale a Indian Wells: il campione degli Australian Open ha battuto il tedesco Jan-Lennard Struff, n°25 del ranking, con i parziali di 6-3, 6-4. Per l’azzurro, alla 17^ vittoria consecutiva (battuto il record italiano di Panatta), martedì ci sarà Shelton.

In conferenza a Indian Wells, Sinner ha spiegato che momento sta vivendo: Cosa è cambiato rispetto al passato?

«Beh, in primo luogo bisogna ascoltare ciò che ti consigliano i tuoi coach e io lo faccio ogni volta. Poi è molto importante il proprio istinto in campo, ognuno fa quello che si sente e posso dire che in questo momento sto giocando con grande fiducia. Dall’altro lato sto molto attento, sono consapevole che la sfida può cambiare subito, anche nel secondo set ho rischiato di dover ripartire daccapo e quindi si tratta di fare sempre attenzione».

Parlando del campo Sinner ha detto: «Rispetto all’Australia la palla rimbalza di più e devi adattarti. Poi dipende se si gioca in serale o in diurna e ogni volta cambia tanto. È tutta una situazione di adattarsi, se hai particolari rotazioni il campo funziona bene, è meglio che essere piatti. La mia più grande qualità? Ho rispetto per chiunque, ma non ho paura di affrontarli. Questa per me è una qualità, soprattutto quando giochi i punti importanti e a me piace giocarli. Non vedo l’ora di vedere cosa fa il mio avversario e questo è importante».

Jannik e la paura sugli sci

«Ricordo quando correvo sugli sci e avevo paura di andare in discesa. Avevo paura e invece quando penso al tennis non ho paura assolutamente di nulla. Alla fine è solo un match, noi facciamo del nostro meglio, a volte va bene e a volte no. È semplicemente una partita e mal che vada la perdi».

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