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«L’età non è un limite per gli allenatori. Ci sono tecnici più anziani bravissimi come Gasperini e Ancelotti»

L’Equipe: “ovviamente a un certa devi adattarti, rimanere al passo con i tempi altrimenti rischi di diventare obsoleto”

«L’età non è un limite per gli allenatori. Ci sono tecnici più anziani bravissimi come Gasperini e Ancelotti»
Db Bergamo 05/11/2022 - campionato di calcio serie A / Atalanta-Napoli / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Giampiero Gasperini

L’età media degli allenatori in Ligue 1 non sembra essere molto bassa, soprattutto con l’arrivo sulla panchina del Marsiglia del settantenne Gasset.

L’Equipe raccoglie le dichiarazioni di allenatori e dirigenti sui limiti d’età per allenare.

Quale potrebbe essere il significato per una squadra di L1 reclutare un allenatore più anziano, al di là dell’ovvio beneficio dell’esperienza, in un’era in cui i quarantenni, anche i trentenni, stanno rivitalizzando la professione? L’esempio assoluto è il precoce Will Still, un fanatico di Football Manager che ha lavorato come analista video ed è stato proiettato alla guida della prima squadra del Reims all’età di 30 anni.

«Gli allenatori devono sapersi adattare. Gli anziani di successo sono molti»

«Non vedo perché un tecnico di 65 anni non dovrebbe essere efficace quanto un allenatore senza esperienza», dice il direttore sportivo del Brest Grégory Lorenzi. «L’età non dovrebbe essere un ostacolo. Sicuramente abbiamo più energie quando siamo agli inizi e siamo più giovani, ma gli anni possono fornire un’esperienza che permette di gestirci meglio e di adattarci al carico di lavoro. Ci sono allenatori più anziani che hanno successo. Quando vedo per anni l’Atalanta giocare con Gian Piero Gasperini (64 anni), mi dispiace ma è un bravissimo allenatore. E al Real Madrid Carlo Ancelotti (64 anni) dura perché si rinnova e sa adattarsi, che è la qualità principale di un allenatore».

«Bisogna evolversi sul piano tattico, ma anche su quello psicologico e sociale»

Affinché un allenatore svolga bene il suo lavoro anche ad una certa età, deve essere in grado di aggiornarsi e stare al passo con i tempi. Vahid Halilhodzic (71 anni) non lo ritiene impossibile: «I giovani sono cambiati, hanno uno stato d’animo diverso, ma noi conviviamo con quello, non siamo esclusi da questo cambiamento nemmeno a 70 anni. Comprendiamo bene i cambiamenti, anch’io ho figli. Un allenatore deve evolversi sul piano tattico e di preparazione, ma anche sul piano dell’approccio psicologico e sociale, sapendo che è un po’ più difficile con giocatori che guadagnano cifre colossali: è nelle loro teste che ci sono cambiamenti. Il calcio si evolve, la società anche, e devi farlo anche tu».

Si tratta di “una marcia di gruppo, gli allenatori più anziani devono seguirne il ritmo se vogliono restare in contatto con la loro professione“. «Parlare di numeri e computer a un allenatore con una certa esperienza può sorprenderlo, ma ci sono allenatori che sanno essere curiosi e che sono pronti all’ascolto», spiega Grégory Lorenzi, «Questo non vuol dire che faranno le loro scelte sempre basandosi sui dati, perché è una questione di equilibrio, ma un allenatore che vuole avere una carriera lunga deve adattarsi anche a quello. Altrimenti, ad un certo punto sarà obsoleto».

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