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De Laurentiis: «Ho avuto il dubbio che Gravina avesse già contattato Spalletti» (LIVE)

In conferenza: «Il mio errore è stato non avere il punto fermo nell’esercizio dell’opzione per trattenerlo. Mi aspettavo di vincere la Champions, è arrivata in finale l’Inter che era 20 punti dietro di noi»

De Laurentiis: «Ho avuto il dubbio che Gravina avesse già contattato Spalletti» (LIVE)
Db Riyad (Arabia Saudita) 18/01/2024 - Supercoppa Italiana / Napoli-Fiorentina / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Aurelio De Laurentiis

Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis parla in conferenza stampa come aveva promesso di fare prima che la squadra andasse in Arabia Saudita per la Supercoppa.

«Era la fine di dicembre, dopo il Monza, vi dissi che la colpa era solo mia e vi dissi che vi avrei spiegato il perché. Qui però siamo in una famiglia, se dopo 19 anni non dovessi considerarlo una famiglia, dopo aver vinto uno scudetto, fa male al fegato e al cervello. Io devo ringraziare Umberto Chiariello, mi diverto sempre ad ascoltarlo, dice alcune cose che, nel percorso iniziale, ha fatto centro. Ha colto tutto quello che era successo, che è quello che immaginavo pure io. Certe cose non è sempre possibile dirle mentre accadono, uno spera sempre che ci sia una soluzione ai problemi».

De Laurentiis spiega ciò che è successo con Spalletti

«Mi sono assunto tutte le colpe, Spalletti aveva lo stesso contratto di Benitez. Nel mondo del calcio l’istituto giuridico dell’opzione non è capito, l’opzione è unilaterale. L’opzione, sia con Benitez, che con Spalletti, prevedeva un ulteriore anno e io entro un termine predeterminato avevo il diritto di esercitarla e di farlo con una comunicazione scritta, si tratta di esecuzione giuridica. Ad un certo punto, noi siamo andati in un ulteriore ritiro nel mese di novembre-dicembre, quando c’è stata l’interruzione per il mondiale. Siamo tornati e abbiamo fatto un gennaio e un febbraio meravigliosi, a marzo è arrivato un calo. Ricordiamoci tutti che la grande star dello scorso campionato era stata Kvara, che da Marzo fino a novembre non ha più segnato. Perdere uno così ti può creare dei problemi, devo riconoscere a Spalletti che dopo un anno dove gli ho spiegato quali erano i personaggi che andavano contro il club, lui come Benitez ha deciso di dormire qui, per essere concentrati. Lo vedrete confessato nel film che sto finendo di montare. Film che devo decidere se trasmettere nelle sale o anche allo stadio».

«Ad un certo punto, come ha notato Chiariello, questo impasto da cuocere non lievita come dovrebbe, però i punti di vantaggio sono così tanti…Io ci rimango male nell’uscita dalla Champions, che mi aspettavo di poter vincere. Se ci è andata ad un passo l’Inter, che era a venti punti da noi…Se vincevamo pure la Champions mi avrebbe declinato al mondiale per club che vale 100 milioni».

Le sconfitte con il Milan

«Nella vita io mi ritengo un uomo libero, di finanziare lo stadio ed un nuovo centro sportivo. Degli arbitri non me ne frega nulla, facessero il loro mestiere. Arriverà un momento in cui anche Var, Uefa e Fifa dovranno ragionare in maniera diversa. Quando ho incontrato Florentino Perez ad Alicante, gli ho detto che aveva avuto il merito di lanciare un elemento scatenante con la Superlega. Quando ragioni come monopolio, sei antidemocratico. Perez ha avuto dalla corte europea la soluzione a tutti i problemi, si studia una competizione che parta da 5 miliardi d’entrate e si arrivi a 100 miliardi d’entrate».

«Tre giorni dopo il 18 aprile, per tirare su il morale di Spalletti dopo le partite con il Milan, per dimostrargli che ero ancora con lui nonostante il calo, gli mandai giuridicamente l’esercizio dell’opzione e, ad un certo punto, via pec, esercitai l’opzione, mai avrei creduto che nella cena del 12 maggio lui ci comunicasse la sua intenzione di prendersi un periodo sabbatico, di voler tornare a fare il contadino».

«Io cercai un modo di trattenere giuridicamente e amichevolmente Spalletti, a me venne anche un dubbio che Gravina lo avesse già contattato…però i dubbi lasciano il tempo che trovano. Il mio errore è stato non avere il punto fermo. Il mio errore è stato accettare la sua richiesta per gratitudine».

Spalletti le ha dato una motivazione tecnica?

«Forse ha immaginato che quello che ha fatto, dormendo qui, fosse il massimo. Per uno che non aveva mai vinto in Italia, facendo così esci fuori dalla scena da grande vincitore. E’ l’unica opzione non malevola che posso dare, se poi lui avesse pregustato di firmare l’accordo per la nazionale con Gravina, queste sono solo illazioni».

Stanno arrivando segnali incoraggianti dalla squadra, che riflessioni e aspettative ha?

«Io vedo avanti al 2030, sto immaginando cosa devo fare affinché nel 2030 questa società abbia economicamente i mezzi per competere con le più forti del mondo. Molti ci hanno accusato di non aver investito sui giovani, ma avere una seconda squadra e portarla quasi in Serie A, avere i vari Cheddira, Folorunsho, significa che siamo sul pezzo. Io sono sempre stato l’alfiere di questa città, ma quando vedo che la maggior parte di voi non agire da tifosi del napoli, perché se foste tifosi del Napoli accompagnereste la società in questo percorso, perché non vi ha mai tradito. Certe volte sento una sorta di invidia in chi scrive e mi dispiace, non per me. Giuntoli è cresciuto con noi nascondendomi che fosse uno juventino sfegatato, se lo avessi saputo non lo avrei preso. Ci sono certe cose che non tollero».

Sulla pec e sugli atteggiamenti di Spalletti

«Io l’opzione l’ho esercitata come cura per lenire le tre partite con il Milan, e questo mi ha fatto arrabbiare ancora di più successivamente. Io non dovevo dirgli della pec, nel momento in cui firmi il contratto ti devo avvisare? Io che ho un carattere difficile non sono irrequieto, io ho abituato il mio carattere a sopportare e supportare, probabilmente il carattere di Spalletti è diverso, per questo forse la Nazionale gli va bene».

Su Motta

«Thiago Motta stava nella lista dei nostri eventuali allenatori, ma già in una conversazione di parecchie ore a Roma l’anno scorso, mi disse che lui puntava ad allenare delle squadre fuori dall’Italia. Quando tu vai a scegliere un allenatore, deve essere una scelta bilaterale. Quando è venuto l’agente di Enrique, abbiamo parlato per tre giorni e poi ha scelto il Psg. Ci sono dei club che essendo maggiormente blasonati, attraggono di più. Questo non mi fa arrabbiare. E’ successo anche con Dragusin, di fronte a questi fatti non si può combattere, anche se metti sul piatto più soldi di altri. Se due caratteri non si contrappongono, la sfida è piatta. Mi rompo le scatole quando mi danno del tuttologo, io faccio l’imprenditore, non il prenditore. L’imprenditore si interessa della propria impresa. Io appartengo al mondo del fare, non del far fare agli altri. Quando sento dire “Ma De Laurentiis ha una società spoglia”, ma spoglia di che? Meluso è una persona di tutto rispetto e adorabile, che trova tutti i giocatori e sono tutti farina del suo sacco. Avete detto addirittura che Lindstrom non è uno che può giocare ala destra, sì, ha giocato trequartista, ma non solo così».

L’effetto domino nasce dall’uscita di Spalletti. Lei ha mai sospettato di essere il problema, con una personalità invasiva?

«Il De Laurentiis che gestirà il futuro, sarà quello che ha gestito il Napoli per questi 19 anni. Con una non conoscenza del calcio, ho avuto poi l’aiuto di Pierpoalo Marino, ma i giocatori più importanti li ho portati e trattati io. Lo stesso Spalletti non lo ha portato il direttore sportivo. Quando Gattuso non si sentiva bene, andai a trovare Spalletti e lo convinsi ad accettare che se non si fosse trovata una soluzione al problema di Gattuso, sarebbe subentrato lui. Non era molto d’accordo, preferiva subentrare a giugno. Io ho aspettato giugno, subendo quel pareggio che ci è costato la Champions. Non vi dimenticate che al terzo posto di Spalletti, gente ha rispoto distruggendogli una macchina. Questa è una città complessa, dove bisogna avere l’umiltà di sapere ascoltare tutti. Se non ci fossi io, lo stadio a Napoli non si farebbe, se non ci fossi io il centro sportivo uguale a quello del City non si farebbe, ci sono i soldi miei qua. Ho bisogno che le leggi non siano restrittive e poco d’aiuto a chi vuole investire».

Sulle nuove riforme che vedrebbero la Serie A simile alla Premier

«Lo dico da 10 anni. L’Inghilterra è l’unica che fa un certo tipo di calcio che fattura in tutto il mondo, noi non ne vogliamo sapere. Perché? Perché tanto i tifosi che vanno allo stadio portano voti politici e i politici non vogliono negargli l’ingresso allo stadio. Il problema è azzerare la Melandri, che ha rovinato il cinema e il calcio. Noi abbiamo svenduto il campionato a Dazn e Sky. Non siamo strutturati come un’associazione d’imprese, non siamo la confindustria del calcio. Il problema non sono le 18 squadre, ma quali squadre. Abbiamo una colonna che compete per retrocedere e l’altra per i primi posti, questo sottrae competitività ai tornei. La democraticità dove sta? Solo quando fa comodo. Vogliamo copiare l’Nba? Nessuno retrocede e si dà la possibilità a tutti di migliorarsi. Così diventa un altro calcio. Per pulire questo mondo bisogna tagliare le cose con l’accetta, ecco perché uno diventa propositivo. Questo è un Paese dove se sei propositivo diventa un problema».

Sul rapporto con Spalletti

«Non ho mai trovato contrasto con Spalletti. Non è un problema di rapporti, io facevo il presidente, lui l’allenatore. Per uno che mi viene a dire “Presidente voglio tornare a curare le mie cose, è stato faticosissimo, mi lasci andare”, però poi ritorni ad allenare la Nazionale, c’è una contraddizione in tutto ciò. E se invece del signor De Laurentiis il motivo fosse stato la volontà di uscire con gloria da Napoli?. Questo è un ragionamento umano, l’unica cosa che ha lenito la mia decisione. La penale è in mano agli avvocati, sono cose che non guardo. Per me i soldi sono un mezzo non un fine».

Su Garcia

«Garcia credo sia stato il miglior allenatore della Ligue 1 nel 2011. Arriva alla Roma, dieci vittorie consecutive e un secondo posto con 85 punti e lo replica nella stagione successiva. Nel 2016 viene esonerato. La Roma non è uno spogliatoio facile da gestire. 2017-2018, finale di Europa League contro l’Atletico Madrid, era alla guida del Marsiglia. 2019-2020 semifinale Champions eliminando Juve e Manchester City con il Lione. Cosa avrei dovuto fare quando mi disse di non aver visto neanche una partita del Napoli? Io lo presi come un gioco, le cose cambiarono quando mi resi conto che andava nella sua direzione, senza mettere in campo i nuovi giocatori. Se lo avessi mandato subito a casa i tifosi avrebbero parlato di rivoluzione. Se avessi portato subito Mazzarri mi avreste dato del pazzo. Io ho cercato di dare a Garcia opportunità e possibilità parlandoci e quando lui ha ascoltato ci sono state delle vittorie, come con il Lecce 4-0. L’ho mandato via perché l’ultima volta nello spogliaotio gli dissi che stava sbagliando e lui mi disse “Mi lasci fare”, io riscesi e gli chiesi cosa stesse combinando».

Sulla partita con il Verona

«Io me ne sono andato nello spogliatoio dopo aver preso il gol, per vedere sullo schermo come si evolveva la partita. Poi fortunatamente i vari acquisti che ho voluto hanno fatto il loro (ndr Ngonge, Lindstrom, Mazzocchi). Io ho chiesto a Mazzarri di ripetere il gioco di Spalletti, ma è un errore perché è diventato prevedibile. Kvara che si sposta al centro è una cosa diversa».

Il senso della conferenza

«Ve lo anticipai dopo la partita con il Monza, volevo spiegare ciò che è successo. Voglio vincere il più possibile e quindi voglio dare una dignità al Napoli. Noi combattiamo in un contesto sbagliato, però siamo l’unica squadra in Italia che ha un bilancio attivo, che gioca con squadre indebitate ad un miliardo e non dovrebbero nemmeno poter iscriversi al campionato. Noi non possiamo sbagliare nulla. Quando in Lega sento parlare per un’ora di squadre femminili, portate al professionismo, mi chiedo se si rendano conto dei costi. Siamo in un consiglio di lega dove c’è l’Empoli, l’Atalanta, il Milan e il Verona, loro prendono le decisioni per tutti quanti noi, questo perché fa comodo a Lotito».

Perché si è aspettato metà novembre per arrivare ad un esonero che doveva essere fatto molto prima?

«Esonerare è sempre doloroso per l’esonerato, ma soprattutto per chi esonera. Io a Rongoni ho detto di concertarsi con Sinatti. Garcia con la puzza sotto al naso mi vuole mandare via Sinatti, che viene da me e mi dice che non vuole stare sotto Rongoni. I due litigano e dobbiamo mandare via Sinatti, grande errore. Dovevo dire a Garcia: “Fuori tu o Rongoni”»

E’ stato un errore non esonerarlo prima?

«Non sai quante volte ci ho pensato? Voi avete delle regole che avete acquisito nel corso degli anni per cui certe cose non si possono fare altrimenti si perde il rispetto del giocatore. Il giocatore è una macchina che deve fatturare per se stessa, è nel suo interesse andare bene. Io ho detto più volte al preparatore atletico di non lavorare solo sulla forza, di farsi spiegare dalla squadra di Spalletti come rendere».

Su Kvara

«Io ho chiamato il clan di Kvara tre mesi fa e ci siamo riuniti nella nostra sala e gli ho scritto quello che avrei voluto fare, lui mi ha detto “presidente noi stiamo bene qua, non si preoccupi, ne parliamo a fine campionato”».

Sul centro sportivo

«Tra un anno e mezzo devo lasciare Castel Volturno. Mi devo inventare delle serie televisive italiane per stare in Italia, perché fra tre quattro mesi devo finire la progettazione del centro sportivo nuovo e avrò dovuto trovare e comprare questi 30 ettari. Per lo stadio, ho detto a Gaetano (ndr Manfredi, sindaco di Napoli) o ci mettiamo d’accordo o me lo vado a fare da un’altra parte. E poiché Afragola ha l’implementazione della ferrovia verso Bari, ho due situazioni da valutare: Afragola o il litorale di Pozzuoli. Il centro sportivo deve essere pronto entro 24 mesi. Lo stadio, se non me lo danno entro 120 giorni, probabilmente lo costruirò ad Afragola. Immagina se Lotito lanciasse l’idea di fare un partito politico del calcio, che forza avrebbe questo partito? Forse si muoverebbe qualcosa o si concluderebbe tutto in una grande risata».

Sulla Superlega

«Io non mi sono mai pronunciato a favore della Superlega, io mi sono battuto per la democraticità del calcio e la libertà del mercato. Se uno vuole sottostare sempre agli altri e poi ci lamentiamo dell’andamento dei campionati, secondo voi è giusto che si interrompa il campionato a marzo, quando ci sono ancora Champions, Europa League, Conference e campionato. Interrompi per due amichevoli per giocare contro Ecuador e Venezuelea? Non si potevano fare a Coverciano?».

Sull’incontro con Florentino Perez

«A Florentino ho spiegato che l’idea della Superlega è sbagliata, bisogna pensare ad un campionato parallelo. Il campionato nazionale è prioritario a tutto, anche la nazionale, perché rispetta il tifo. Poi vogliamo fare un campionato europeo? Benissimo».

Mazzarri può restare nella prossima stagione?

«Mazzarri è venuto perché è un amico della famiglia. Ha capito forse che andare all’Inter è stato un errore. Lasciatelo lavorare in pace, sarà quel che sarà. Adesso che ho Mazzarri che avrà a disposizione tutti i giocatori, vado a cercare un altro allenatore?».

Su Zielinski

«Il rendimento delle partite di Piotr com’è stato? Uno che d’estate mi dice di voler restare e poi ti spacchi e giochi bene, poi si mette in mezzo il tuo procuratore, uno può anche pensare “se questo ha paura di infortunarsi”, devo avere uno con il dubbio sul suo impegno. Traorè ha un riscatto della madonna, se non lo faccio giocare come faccio a capire se riscattarlo. Prendiamo Demme, quando ha dovuto giocare lui è stato un signore, disponibile».

Perché si assume la responsabilità di quanto successo?

«Mi sono preso le responsabilità perché io sono la società, devo prendere onori e oneri di questa carica. Io dico sempre “consigliatemi”, ma poi faccio come mi pare. Io vengo dal cinema, ieri ho fatto una riunione di nove ore su un progetto, lascio molto spazio, ma se ci sono da prendere delle decisioni poi le prendo».

«Secondo me lo scudetto in una società che non è abituata come la Juventus a prenderlo con continuità è un evento straordinario. Già in mezzo al campo, dissi che l’obiettivo era l’Europa. Per ritornare vincenti con lo scudetto, forse ci metteremo tre anni. Non è che se non entriamo in Champions, non finanzio la squadra in modo tale da farla lottare per lo scudetto. Io sono uno abituato a vincere, ma non sono l’antipatico che vuole vincere a tutti i costi. Ci vuole impegno, investimenti giusti e consapevolezza di avere 19 contendenti».

In che modo pensava di migliorare questo gruppo?

«Io ho un gruppo che vince con tale vantaggio, penso di non dover fare molti cambi. Però abbiamo fatto comunque nuovi inserimenti, che non sono entrati sin da subito».

La domanda di Carratelli: l’ambiente Napoli non è tranquillo, si è chiesto se per caso la causa di tutto questo non sia il brutto carattere?

«Le cose nel Napoli sono serenissime. Quando io ho detto di essere l’imprenditore, ho detto di partecipare a tutte le mie attività. Forse a lei non piace che il calcio sia diventato nel tempo un’industria di intrattenimento. Io cerco, poi magari sbaglierò perché forse voglio fare il condottiero, ma poiché i soldi sono miei, tutte le cose che da imprenditore tocco, posso fare cose belle. In una città dove ci sono stati diversi fallimenti, vi ho portato diverse volte in Europa, anche sopra la Juventus, senza imbrogliare».

«Se io fossi il problema, mi sarei già fatto da parte. Io non ho un brutto carattere, chi mi conosce dice che sono adorabile».

Perché, conoscendo la situazione di Kim, non si è mosso prima?

«Non ho incassato 57 milioni, ma 42. Sapevamo di Kim da un anno, Giuntoli è stato un separato in casa dal mese di novembre. Poiché Kim è stato preso durante l’estate, mi metto a trovare il difensore nel mese di gennaio, quando sono introvabili? Kim avrebbe preferito a giocare a destra. Ora non è facile trovare difensori centrali. Questa clausola per gli extra-comunitari è un’altra cosa che devo levare».

 

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