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Adli: «Ho detto a Pioli che avevo già giocato da mediano, ma non era del tutto vero»

All’Equipe: «Ibrahimovic straordinario. Analizza la situazione e dà i consigli giusti. Lo faceva da giocatore, continua a farlo da dirigente»

Adli: «Ho detto a Pioli che avevo già giocato da mediano, ma non era del tutto vero»
Db Milano 14/01/2024 - campionato di calcio serie A / Milan-Roma / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: esultanza gol Yacine Adli

Yacine Adli, centrocampista francese di origini algerine, ha rilasciato un’intervista all’Equipe in cui parla della sua carriera e della sua esperienza al Milan. Quest’estate Pioli non era convinto di lui e lo voleva mettere sul mercato. Tuttavia una piccola bugia, ha permesso al calciatore di rimanere a Milano e di giocarsi le sue carte. Di seguito alcune dichiarazioni di Adli.

Al Milan si sente il peso della maglia, ma c’è anche calma e serenità

Appena arrivato al Milan, «Ciò che più mi ha colpito quando sono arrivato al Milan è stata la forza della struttura, dove si sente sia il peso della maglia che del club, ma anche la calma e la serenità».

L’anno scorso Adli ha visto poco il campo. Il perché lo spiega lui stesso:
«Sono diventato papà e mi sono concentrato sui miei due figli. E siccome avevo un buon rapporto con tutti, avevo anche un certo peso in spogliatoio, pur giocando poco. Ho sempre cercato di essere utile. Per l’allenatore dovevo fare un salto di qualità da un punto di vista tattico, come per tutti i giocatori che arrivano in Serie A. Dovevo migliorare difensivamente. E poi, sulla trequarti davanti avevo Diaz e De Ketelaere, non semplice guadagnarsi il posto».

Poi questa estate il rischio di essere ceduto:
«Pioli è stato chiaro: “Abbiamo fatto altre scelte, meglio che ti trovi una via d’uscita”. Poi in tournée negli Stati Uniti, Pioli mi ha detto che potevo dire la mia per fare il regista. Gli ho risposto che avevo già giocato in quel ruolo, ma non credo che sia proprio così. Giroud mi ha aiutato, è un esempio di determinazione e accanimento. Ibrahimovic un uomo straordinario, un valore aggiunto per chiunque. Analizza bene la situazione e dà i consigli giusti. Lo faceva da giocatore, continua a farlo da dirigente. Lui mi diceva: taci e lavora, il resto arriva. Ed è quel che è successo».

Quando si va all’estero la vita cambia e il tipo di lavoro cambia? La risposta di Adli:

«Non sono d’accordo quando si dice che la cultura del lavoro cambia quando arrivi all’estero. Al Milan c’è uno spogliatoio di grandi campioni a cui non bisogna chiedere di fare questo o quello. Tra questi, Olivier Giroud, che deve essere una vera fonte di ispirazione… Certo, è sempre stato chiamato in causa e ogni volta ha dimostrato carattere e si mantiene ad alto livello. È un esempio di determinazione e instancabilità».

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