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Sinner, il primo allenatore: «Anche con Piatti avrebbe vinto lo Slam»

Al Corsport: «Ha iniziato a sette anni ed era già più forte dei suoi coetanei. Ai campionati Under 13 arrivò in semifinale, ma soffriva la nostalgia di casa».

Sinner, il primo allenatore: «Anche con Piatti avrebbe vinto lo Slam»
Italy's Jannik Sinner reacts on a point against Russia's Daniil Medvedev during their men's singles final match on day 15 of the Australian Open tennis tournament in Melbourne on January 28, 2024. (Photo by David GRAY / AFP) / -- IMAGE RESTRICTED TO EDITORIAL USE - STRICTLY NO COMMERCIAL USE --

Il primo allenatore di Jannik Sinner, Heribert Mayr, ha rilasciato un’intervista al Corriere dello Sport in seguito alla vittoria dell’altotesino agli Australian Open.

Possiamo dire che questo Australian Open è un po’ anche suo?

«In parte, dai. L’ho allenato fino ai tredici anni e gli ho insegnato la tecnica, senza quella non vai da nessuna parte in questo sport. Ha iniziato con me quando aveva sette anni, lo accompagnava il nonno. Inizialmente facevamo lezioni private perché era troppo forte per i coetanei, poi ho trovato un ragazzo con cui farlo allenare».

Si parla sempre dei risultati nello sci, ma a tennis era già più forte:

«A livello provinciale ha vinto tutti i tornei. Ai campionati U13 ad Avezzano arrivò in semifinale, poi si qualificò per il Master del Nike Tour di Miami. Gli piaceva allenarsi. A dodici anni scelse tra tennis e sci».

Pensa che anche con Piatti sarebbe arrivato a questo Slam?

«Secondo me sì. Parliamo di uno dei migliori coach che abbiamo in Italia, senza togliere nulla a Vagnozzi o a Cahill».

Da ragazzino aveva nostalgia di casa:

«Ad Avezzano ne soffrì, era un ragazzo che non andava in trasferta volentieri. Ora gli è decisamente passata. Però tiene sempre tanto alla famiglia, nelle interviste la nomina sempre. Appena può fa un salto in Alto Adige».

La popolarità non è facile da gestire: secondo lei sarà un problema per Sinner?

«Non credo. Quando è qui, nel suo paese, la gente lo ferma per foto o autografi, lui non dice mai di no. Sono contento perché è davvero rimasto il ragazzo di una volta».

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