ilNapolista

Panatta: «Sinner ormai è il più forte del mondo. Come lui solo Alcaraz»

Alla “Gazzetta”: «L’unico che come lui può salire di livello è Alcaraz, ma deve decidere che giocatore vuole essere, sa fare troppe cose»

Panatta: «Sinner ormai è il più forte del mondo. Come lui solo Alcaraz»
Italy's Jannik Sinner celebrates victory against Russia's Daniil Medvedev during their men's singles final match on day 15 of the Australian Open tennis tournament in Melbourne on January 28, 2024. (Photo by David GRAY / AFP) / -- IMAGE RESTRICTED TO EDITORIAL USE - STRICTLY NO COMMERCIAL USE --

Adriano Panatta, che era stato l’ultimo tennista ad aver vinto uno Slam prima di ieri, ha rilasciato un’intervista alla “Gazzetta dello Sport”, dove parla del successo di Jannik Sinner agli Australian Open.

Contento di non essere più l’ultimo italiano a vincere uno Slam?
«Per me non sono importanti queste cose, davvero. La vittoria di Parigi risale a quasi cinquant’anni fa, figuratevi se posso tenerci…Non sono quel tipo lì, io non ho neanche una coppa a casa! Quindi sono sinceramente contento, anche perché Jannik è davvero un fuoriclasse. Raramente nella mia intera carriera ho visto giocare bene come lui in alcune zone del campo. Poi è un ragazzo straordinario, per bene,
educato. E la dedica che ha fatto durante la premiazione ai suoi genitori è per me una vittoria paragonabile a quella sul campo, ha lanciato un messaggio ai nostri ragazzi importantissimo».

Lei ha avuto dai suoi genitori la stessa libertà di cui ha parlato Sinner?
«Eh sì, direi che le situazioni sono più o meno identiche. Non mi hanno ma idetto che cosa dovevo fare, si limitavano ai consigli da genitori ma senza mai ostacolarmi, mai mai mai. Mia madre non conosceva neanche il punteggio del tennis e mi sembra che quelli di Jannik siano simili».

L’analisi di Panatta della partita di ieri

Analizziamo la partita?
«È stata complicata, Medvedev è andato un po’ contro la sua natura, ha iniziato a giocare molto vicino alla linea di fondocampo, perciò anticipava tutto, rischiava molto e gli andava anche parecchio bene. Ha fatto il fenomeno ed è riuscito amettere in difficoltà Sinner, era talmente veloce che Jannik non faceva in tempo a organizzarsi.Va detto pure che Sinner era entrato in campo un po’ teso, serviva male, sbagliava troppo, non giocava bene, ma credo che a penalizzarlo di più sia stata proprio la tattica del russo. Poi uno è cresciuto e l’altro è calato, anche perché Medvedev non avrebbe mai potuto reggere il ritmo dei primi due set, e alla fine Jannik ha vinto perché è un grande campione e ha anche una grande testa. Rimontare da due set a zero  nella finale di uno Slam, contro un avversario così ostico, non è cosa da tutti».

E adesso che cosa succede?
«Succede che Sinner vincerà ancora tanti Slam. Sono sicuro che ormai sia lui il numero uno del mondo. Lasciate perdere le classifiche Atp, quelle sono fatte con i cosi lì… gli algoritmi. Io sono nato nel 1950, figuratevi se posso credere agli algoritmi. Io credo solo a quello che vedo sul campo e lui ormai è il più forte del mondo. Negli ultimi tre mesi ha fatto un salto in avanti impressionante, sembra un altro
giocatore. E ha cambiato pure fisionomia: non solo è più robusto. ma non ha nemmeno più il viso da pischello, è diventato un uomo. E anche questo è importante. In campo poi ha una forza mentale impressionante, fa tutto senza mai lamentarsi, senza un gesto di stizza. È veramente bravo».

I miglioramenti che Sinner deve ancora fare

Volendo guardare il pelo nell’uovo, c’è qualcosa in cui dovrebbe ancora migliorare?
«Potrei dire nella palla corta, ma in realtà è cresciuto moltissimo anche lì. Così come nel servizio, ormai va stabilmente oltre i 200 all’ora. E ha ancora margine, immaginate un po’ cosa può fare se migliora ancora…L’unico che come lui può salire di livello è Alcaraz, ma deve decidere che tipo di giocatore sia: visto che sa fare troppe cose,mi sembra che a volte vada un po’ in confusione»

Sinner continua a mostrare una totale consapevolezza di quello che è, lo ha dimostrato anche scegliendo di cambiare allenatore.
«Non so perché lo abbia fatto,le ragioni le sanno solamente loro, ma credo avesse capito che era necessario fare qualcosa in più. Quello che sta realizzando con la sua squadra è assolutamente scientifico e programmato, dietro a questi risultati c’è un lavoro pazzesco».

ilnapolista © riproduzione riservata