Hanno dato il massimo in un contesto di confusione sia aziendale che tattico. Prendersela con loro vuol dire essere in malafede
Napoli, assurde le contestazioni ai calciatori: ancora una volta hanno dimostrato il loro impegno.
Tutto è cambiato in pochi mesi
Napoli-Salernitana 2-1 ha dimostrato quel che era già lampante da mesi agli occhi di chi riesce a inquadrare la realtà. I calciatori del Napoli si impegnano eccome. Lo fanno in un contesto disastrato. Con una società che in sei mesi è diventata irriconoscibile. Col presidente che ha assunto ad interim tutti i ministeri possibili e immaginabili: il ministero della panchina, quello del direttore sportivo e chissà che non si faccia sentire anche nell’ambito medico. I calciatori si sono ritrovati da un giorno all’altro senza l’allenatore con cui hanno vinto il campionato e senza il direttore sportivo che aveva guidato la squadra per quasi un decennio e che era diventato molto più di direttore sportivo: Giuntoli era il rappresentante della società nello spogliatoio, l’uomo che gestiva malumori e cattivi pensieri e li reindirizzava.
Da un giorno all’altro è tutto scomparso. Non che Meluso sia un direttore non capace, tutt’altro. Ma è inserito in una cornice completamente diversa. Non sappiamo in che percentuale svolga il lavoro di direttore sportivo. A occhio pensiamo che sia molto bassa.
La confusione societaria nel Napoli
Non sono credibili coloro i quali si sorprendono dei risultati del Napoli di quest’anno. I risultati sono lo specchio della confusione societaria. Ogni azienda sbanda se gli sbandamenti arrivano dall’alto. Non c’è conseguenza più logica. In un simile contesto i calciatori del Napoli si sono ritrovati con due allenatori distanti da Spalletti e dal suo gioco. Tranne rarissime occasioni – pensiamo a Napoli-Empoli e Torino-Napoli – i calciatori hanno sempre dato tutto in campo. E anche in quelle due partite hanno comunque creato qualche occasione gol, si sono ugualmente battuti. Il loro impegno rende ancora più evidente lo stato confusionario tattico e aziendale. I calciatori hanno bisogno di essere guidati. Non è più come venti o trent’anni fa. Il calcio è cambiato.
Oggi contro la Salernitana tutti si sono impegnati. A partire da Kvaratskhelia che è stato il condottiero. Tutti hanno provato a dare il massimo. Il problema è altrove. Principalmente in società e di rimando in panchina. Ignorarlo vuol dire essere in malafede.