Al “Messaggero”: «I giovani d’oggi arrivano pensando di essere già divi. Una casa la fai mattone per mattone: oggi la vogliono già pronta»

I Ricchi e Poveri hanno rilasciato un’intervista al “Messaggero”, dove hanno parlato dell’evoluzione del loro rapporto dopo la scomparsa di Franco Gatti e dell’esibizione di Pupo in Russia.
Marina non vi ha chiesto di portarla con voi sul palco, a trenta due anni dall’ultima partecipazione?
«No, no. E un capitolo chiuso. Abbiamo fatto la reunion a quattro per i cinquant’anni de “La prima cosa bella”: basta così. In due funzioniamo meglio: siamo sincronizzati bene».
In che rapporti siete con lei?
«Normali, Qualche messaggio. Però dopo l’annuncio di Amadeus non l’abbiamo più sentita, anche perché ci cerca chiunque e abbia mo i cellulari che vanno a fuoco».
L’assenza di Franco, invece, quanto pesa?
«All’inizio tanto, Poi ci siamo fatti forza a vicenda, Del resto era stato alla fine della tournée del 2020, a dirci di andare avanti. Non sapevamo come muoverci sul palco, senza Franco. Abbiamo imparato a scherzare di più tra di noi. Oggi ci sentiamo affiatati, scherziamo, balliamo. E non intendiamo fermarci: non abbiamo scadenza».
I Ricchi e Poveri sulla scelta di Pupo di esibirsi in Russia
In Russia ci siete più tornati, dopo lo scoppio della guerra?
«No. E non intendiamo farlo. Ci dispiace per i tanti fan che abbiamo in quel paese, ma non ci sembra giusto ora andare a cantare li».
Pupo però lo scorso novembre lo ha fatto. Ha sbagliato?
«No comment. Quella scelta non l’abbiamo condivisa per niente».
Se incontraste Putin domani, cosa gli direste?
«Di diventare buono e di mettere fine alla guerra: ci proponiamo di organizzare una bella festa musicale a Mosca per celebra re la pace con le nostre hit».
Sapete che siete I big con più ascoltatori in assoluto su Spotify, 5,6 milioni?
«Ce l’hanno detto, ma ne capiamo poco».
Prima del successo lavoravate come benzinaia e operaio. I giovani che oggi in un attimo diventano star conoscono il senso del sacrificio e della fatica?
«No. Durano poco per questo. Arrivano pensando di essere già divi. Una casa la fai mattone per mattone: oggi la vogliono già pronta».