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Gigi Riva si poteva salvare: otto ore di attesa per la coronografia, andava fatta subito (Il Giornale)

Il quotidiano mette in fila una serie di domande: andava fatta subito con l’angioplastica, nei casi gravi si fa così

Gigi Riva si poteva salvare: otto ore di attesa per la coronografia, andava fatta subito (Il Giornale)
Db Dublino (Irlanda) 10/10/2009 - qualificazione mondiali Sud Africa 2010 / Irlanda-Italia / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Gigi Riva

Il Giornale oggi torna sulla morte di Gigi Riva, ma non lo fa con l’ennesimo ricordo del campione, ma analizza la sua morte e soprattuto il mancato intervento per salvargli la vita. Nessuna accusa, solo un’analisi di come si sono svolti i fatti e alcune domande. È di Melania Rizzoli.

Innanzitutto una ricostruzione che parte dall’arrivo in ospedale del campione. Riva è arrivato all’ospedale Brotzu di Cagliari domenica notte, prima dell’alba, in evidente sofferenza cardiaca. La prima domanda è relativa alla coronografia, il Giornale si interroga sul motivo che abbia portato i sanitari ad attendere fino alle 10.30 del mattino dopo, quindi diverse ore dopo il ricovero, per un esame che è fondamentale in caso di una sindrome coronarica acuta in atto. Nel caso di Riva i sanitari hanno sicuramente fatto tutti gli esami di emergenza e messo in atto una terapia endovenosa cardiaca e antalgica, ma hanno rimandato la coronografia.

Gigi Riva si poteva salvare

“Dalla conferenza stampa rilasciata mercoledì, il giorno dopo il decesso, dal direttore sanitario e dall’equipe medica del nosocomio è stato reso noto che la coronografia, l’esame principe che, in casi come questi si esegue d’urgenza, anche di notte, o il prima possibile, una volta stabilizzato l’infermo, per avere conferma delle genesi coronarica del malessere accusato e manifesto, e procedere di conseguenza, è stata eseguita soltanto alle 10.30 del mattino dopo, dopo circa 8 ore dal ricovero”.

Perché aspettare 8 ore per la coronografia?

E ora arriva la seconda domande che si pone Il Giornale: perché l’angioplastica non è stata eseguita in sede di coronografia, in modo tale da risolvere il problema ed evitare la morte di Gigi Riva?

“In casi così gravi ed evidenti si procede automaticamente, durante l’esame coronarico, all’angioplastica, ovvero all’applicazione degli stent, cioè di micro dispositivi che si inseriscono nelle sedi di stenosi delle coronarie, cioè le arterie del cuore parzialmente ostruite da trombi o placche ateromasiche, per disostruirle e ripristinare il calibro del vaso, permettere il ritorno attivo del flusso sanguigno, e di conseguenza la ossigenazione delle aree del miocardio in sofferenza ischemica, in modo da evitare l’evoluzione in infarto conclamato e quindi salvare la vita al paziente”.

Perché l’angioplastica non è stata eseguita con la coronografia?

È chiaro che per tali procedure è necessaria la firma di accettazione del paziente, che il campione avrebbe dovuto firmare. L’equipe medica, sempre in conferenza, ha detto che sarebbe stato lo stesso Riva a rifiutare l’angioplastica, ma non hanno chiarito se lo avrebbe negato prima o dopo la coronografia.

“Forse, se si fosse intervenuto con la procedura completa, coronografia con angioplastica, come richiedono casi come questi, la notte stessa dell’arrivo di Giri Riva nel nosocomio, le cose sarebbero potute andare diversamente, ma forse quella notte il reparto di Emodinamica non era sufficientemente attivo o coperto con personale specializzato per una emergenza notturna del genere, o forse la stabilizzazione del paziente ha richiesto tempo, e forse durante quella coronografia della mattina successiva, dove la gravità della patologia era radiologicamente più che evidente, nessuno è stato in grado di convincere il paziente illustre, che aveva già i cateteri infilati nelle vene del braccio fino al cuore, della assoluta necessità di procedere ad applicare gli stent salvavita in quella stessa seduta operatoria”.

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