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Jacobs: «Ho cambiato tutto il mio modo di lavorare, alla fine degli allenamenti ero distrutto»

Intervista a Repubblica sulla sua esperienza americana: «Rana Reider non mi spiega solo i movimenti degli esercizi ma a cosa mi serviranno»

Jacobs: «Ho cambiato tutto il mio modo di lavorare, alla fine degli allenamenti ero distrutto»
Italy's Lamont Marcell Jacobs crosses the finish line in the men's 100m heats during the World Athletics Championships at the National Athletics Centre in Budapest on August 19, 2023. (Photo by Jewel SAMAD / AFP)

Marcell Jacobs si allena in America, in Florida, da un mese. Repubblica lo ha intervistato.

«Sono felice», queste le sue parole.

È venuto negli Stati Uniti per cambiare tutta la preparazione: come sta andando?
«Ho cambiato praticamente tutto il mio modo di lavorare. Alla fine degli allenamenti ero distrutto, non vedevo l’ora di tornare a casa, mettermi nel letto e svegliarmi il giorno dopo. Le prime settimane le ho subite abbastanza. All’inizio avevo un po’ di timore, mi sono sempre allenato da solo, non avevo idea di cosa potesse significare farlo con atleti così forti, che soprattutto diventeranno miei avversari quando inizieranno le gare».

Certo a Roma non trovava Andre De Grasse, oro a Tokyo sui 200 e bronzo sui 100, JeromeBlake, oro mondiale della 4×100, Trayvon Bromell, bronzo sui 100 a Eugene 2022, più un plurifinalista iridato come Abdul Hakim Sani Brown. Il Tumbleweed Track Club è un dream team.
Jacobs: «Quando sono arrivato ho scoperto il loro modo di essere: sono i primi a incitarti a dare di più, nonostante sappiano che saremo avversari. Facciamo le ripetute insieme, ci trasciniamo a vicenda, quel che mi è sempre mancato e che ho sempre desiderato. A pensarci, in queste settimane ho affrontato tipologie di lavoro che da solo mai sarei riuscito a concludere. In un gruppo così vedi che non sei l’unico a soffrire, il confronto con gli altri ti porta a spingerti oltre il limite. Eppoi si scherza, non si fatica solo».

Cosa può dire del suo nuovo allenatore Rana Reider?
«Mi è piaciuto trovarmi di fronte a un uomo veramente competente, con tanta esperienza. Ogni volta che mi assegna un esercizio non mi spiega solo il movimento, ma anche la motivazione per farlo in un certo modo, e l’influenza che avrà domani sulla mia velocità. In questo modo nella testa automaticamente replichi quella che sarà la gara, attraverso la partenza, la fase centrale. Un genio, tra virgolette, che mi ha illuminato e permesso di vedere gli esercizi in un modo diverso».

Dove nasce la sua fiducia?
«Dal fatto che sono arrivato a 4 centesimi dalla finale mondiale, con soli dieci giorni di allenamento. Quanti ci riuscirebbero? Negli ultimi due anni nessuno ha vinto con un tempo inferiore a 9’’80, il mio crono di Tokyo che posso ripetere». 

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