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Garcia è stato fin troppo chiaro sul dogma 4-3-3

In tv fa capire che se fosse dipeso da lui, l’avrebbe bello che abbandonato. La difficoltà di lavorare immersi nella nostalgia spallettiana

Garcia è stato fin troppo chiaro sul dogma 4-3-3
Db Dimaro (Tn) 20/07/2023 - amichevole / Napoli-Anaune Val di Non / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Rudi Garcia

La vera domanda da porre a Garcia è: come si dice in francese “attaccare il ciuccio dove vuole il padrone”? Perché Garcia è certamente sfuggente, risponde con diffidenza a un ambiente che percepisce ostile. Neanche gli si può dare torto, in effetti, però gli si può far notare che lui questo atteggiamento passivo-aggressivo lo ha avuto sin dal primo giorno.

Probabilmente sin dal primo giorno (noi per primo giorno intendiamo la conferenza stampa di presentazione a Capodimonte) ha avvertito netta la sensazione di dover nuotare controcorrente. E segnatamente dal momento in cui il suo datore di lavoro lo ha presentato come il naturale successore di Spalletti proprio perché profondo conoscitore del 4-3-3.

Fondamentalmente il rapporto Adl-Garcia-Napoli è nato su una bugia. Adesso non sappiamo di chi. Se di Garcia, di De Laurentiis, o di entrambi. Fatto sta che Garcia di tanto in tanto, soprattutto lontano dal contesto napoletano, si lascia andare, mostra qualcosa di sé. Avviene sempre davanti alle telecamere di tv nazionali. In tv disse che oggi il mestiere di allenatore è cambiato rispetto a quando lui iniziò, e che oggi bisogna saper allenare e gestire molto di più quel che avviene fuori dal campo che le dinamiche di campo.

E sempre in tv ieri si è reso protagonista di una rivelazione. È stato molto bravo Pazzini che – non sappiamo se volontariamente o involontariamente – ha individuato la chiave per neutralizzare la corazza del tecnico francese: l’ironia, il paradosso, in qualche modo la leggerezza. Pazzini ha detto a Garcia: il problema di Raspadori è Osimhen. E qui Garcia ci ha ricordato Roger Rabbit quando il cattivo lo provoca con la frase “ammazza la vecchia”. «Non c’è cartone che resista alla tentazione di finire la battuta».

Quando attratto sul terreno dell’ironia, Garcia non resiste. E abbandona la corazza. Otto parole che sono un programma di governo e spiegano abbastanza di quel che con ogni probabilità è avvenuto e sta avvenendo nel Napoli. «Bravo, Osimhen e anche il 4-3-3». Pure bravo dice a Pazzini. Come se quella domanda fosse per lui una liberazione. A questo punto il signor Rudi si lascia andare, come Meri Luis cantata da Lucio Dalla. E poco dopo, a domanda precisa sul 4-3-3 aggiunge: «I calciatori lo recitano a memoria, ma anche gli avversari lo hanno studiato e si adeguano. Dobbiamo avere anche più armi».

A nostro avviso la storia recente del Napoli è tutta qui. Nell’equivoco iniziale, con De Laurentiis che ha venduto un film comico per un’opera drammatica. Con Garcia che si è ritrovato catapultato in una piazza che è rimasta trent’anni a parlare di Maradona figuriamoci che cos’è l’anno dopo la conquista di uno scudetto. La pretesa – psichiatrica, possiamo dire? – di avere una squadra che giochi nello stesso identico modo dell’anno scorso. Che la stagione 2023-2024 segua al millimetro lo stessi iter. Che il tempo non si muova. Parliamo di problemi psichici importanti. Perché effettivamente vivere nella nostalgia di Spalletti è una prospettiva inquietante assai. È stato bravo, bravissimo, ma se n’è andato. Amen. A parziale discolpa dell’ambiente, ricordiamo che per mesi lo scudetto ha completamente prosciugato il senno di De Laurentiis, vuol dire che trattasi di droga potente.

Quel che comprendiamo meno, però, è l’atteggiamento passivo-aggressivo del francese. Noi interpretiamo così le sue parole: lo sto dicendo dall’inizio della stagione che dobbiamo imparare altro ma da solo non posso nulla. Il passaggio sui calciatori che recitano a memoria il 4-3-3 ci sembra chiarissimo. Non dimentichiamo lo scatto in conferenza dopo il cambio modulo col Milan.

E qui torna alla mente il detto iniziale sul ciuccio e il padrone. Ci sembra come se Garcia avesse espresso le sue idee sia alla squadra sia al presidente ma alla fine si fosse arreso. Del resto per 3,2 milioni netti ci saremmo arresi tutti. Anche per molto meno, in verità. A De Laurentiis deve anche aver chiarito: vuoi Raspadori in campo con Osimhen? Bisogna abbandonare il 4-3-3.

Resta la speranza che Garcia non abbia perso la speranza di imporre le proprie idee. Come si dice in francese? Le premier coup de hache ne fais pas tomber l’arbre, ci pare.

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