Farioli: «Tantissimi allenatori mi hanno influenzato, ma gli stimoli più belli li ricevi dagli avversari»
A Sky Sport sul Nizza: «Nel calcio c’è bisogno anche di faticare e saper soffrire. Rimaniamo una squadra a cui piace giocare, che ama avere il pallone»

Nice's Italian head coach Francesco Farioli reacts from the sidelines during the French L1 football match between Paris Saint-Germain (PSG) and OGC Nice at The Parc des Princes Stadium in Paris on September 15, 2023. (Photo by FRANCK FIFE / AFP)
Francesco Farioli, l’allenatore italiano rivelazione della Ligue1 con il suo Nizza ha parlato a “Euro Show” su Sky Sport. Il tecnico è tra i nomi che dovrebbero essere sul taccuino del presidente del Napoli, De Laurentiis, per la panchina azzurra della prossima stagione
In dodici giornate di campionato il Nizza di Farioli non ha ancora perso: sette vittorie, tra cui quella per 3-2 al Parco dei Principi contro il Psg di Mbappé e quella più recente contro il Marsiglia di Gattuso, e cinque pareggi il bilancio finora.
«Avevamo iniziato con tre pareggi, siamo andati di partita in partita e abbiamo infilato risultati positivi. Ci siamo trovati ad essere in una posizione di classifica importante, ne siamo orgogliosi. Questa è la terra del Tour de France, abbiamo vestito la maglia gialla per qualche tappa importante. Abbiamo l’obiettivo della maglia a pois, quella degli scalatori, facendo una tappa alla volta. Dai tempi di Sassuolo, ricordo che all’ingresso dello spogliatoio c’era una frase del dottor Squinzi che diceva: ‘Mai smettere di pedalare’. Questo è il nostro motto»
Un passato da portiere e una tesi di laurea sul suo ruolo, ma quale è stata l’evoluzione di Farioli da allenatore?
«Erano i miei primissimi anni da preparatore dei portieri. Pensare di fare l’allenatore in prima squadra era un’idea un po’ lontana, è cresciuta nel tempo. La curiosità è la mia benzina, ho sempre voglia di cercare stimoli ed esperienze nuove. Da quella tesi ho fatto tante cose negli ultimi anni. Non c’è stata nessuna scintilla, piuttosto la curiosità e la consapevolezza di volere avere qualche responsabilità in più. Da lì la decisione di prendere un’esperienza in solitaria prima in Turchia e poi ora in Francia»
Come era nata l’opportunità di allenare il Nizza?
«È stato un mix di tante cose. In precedenza era stata fatta una ricerca incrociando date e statistiche, tra i profili emersi c’era anche il mio nome. Poi sono trascorsi mesi, a fine stagione il Nizza voleva cambiare e io sono stato uno degli allenatori intervistati. Ne ho fatte tante e lunghe. Mi è piaciuto incontrare una dirigenza con Ghisolfi, Blanc e la proprietà, tutti molti curiosi. Il mio era stato un interrogatorio, volevano capire le mie idee tattiche e di gestione. Quando hanno deciso sicuramente avevano tutti gli strumenti. Conoscevo la squadra e i giocatori, ero curioso e volenteroso di iniziare questa esperienza»
Un Nizza dalla difesa di ferro, mai in svantaggio: è il retaggio del passato da portiere?
«Quando si scrive qualcosa poi rimane, no? Ancora tante cose scritte in quella laurea le penso, poi il calcio va avanti e gli scenari cambiano. Ci sono esperienze, percorsi, evoluzioni… Nella nostra esperienza attuale c’è un mix di tutto. Oggi una squadra ha la necessità assoluta di avere un guardaroba con tutti gli abiti al suo interno: nel calcio c’è bisogno anche di faticare e saper soffrire. Rimaniamo una squadra a cui piace giocare, che ama avere il pallone ma che sa anche essere aggressiva e saper resistere ribaltando l’azione. Credo che questo sia ciò che stiamo cercando di fare»
Squadra solida che, di contro, sta avendo qualche difficoltà dal punto di vista realizzativo:
«Qualche gol ci sta mancando, noi vorremmo farne più di uno a partita. La cosa positiva è che stiamo creando tantissimo, siamo secondi in questa specialità in campionato ma anche per occasioni sprecate. Sicuramente portiamo tanti palloni in area avversaria, 25-26 volte mediamente. Difficile chiedere di più, vorremmo essere più precisi sotto porta, ma continuiamo a generare chance. Capita di sentire qualche critica di troppo ai nostri attaccanti, ma vanno ringraziati per il grande lavoro che fanno. Se siamo così solidi, il merito è anche loro. Produciamo e concediamo poco”. Di fondamentale importanza per Farioli la componente emotiva in allenamento: “La tattica senza emotività è cruda. Serve vivere e allenare ciò che troveremo la domenica. È sempre difficile ricreare la stessa pressione della partita con 35mila persone allo stadio. Proviamo a creare stimoli nei giocatori alzando la loro emotività. Capiterà di andare in svantaggio, non è ancora successo: l’unica cosa che possiamo fare è allenarci a quello per far sì che non diventi uno shock troppo grande»
Un Nizza che ha saputo vincere al Parco dei Principi contro il Psg, battere il Marsiglia di Gattuso e fare tre punti anche a Montecarlo:
«Sono risultati di tutti. In questi mesi ho vissuto tante emozioni, se devo scegliere la più forte è stata quando Alexis Beka Beka (giocatore che minacciò il suicidio lo scorso 29 settembre, ndr) era in salvo e stava bene. Era una situazione particolare, eravamo tutti insieme in quei momenti. È stato uno degli istanti più emozionanti da quando sono a Nizza. In campo forse una delle vittorie più belle è stata contro il Rennes. Abbiamo avuto un momento difficile da superare, in vantaggio ma in 10, applicati e sostenuti dai tifosi. Bravi tutti, anche i subentrati fino all’azione del 2-0»
Ma chi ha ispirato Farioli nel calcio?
«Tantissimi allenatori mi hanno influenzato. Oggi gli stimoli più belli li ricevi dagli avversari: ogni partita viene preparata con grande attenzione, succede ogni settimana facendoci trovare pronti dall’approccio agli inconvenienti. Questo sforzo è stimolante, guardiamo tanto calcio anche estero. Il tema della ricerca diventa fondamentale»
E sulla stagione del Nizza:
«Facciamo fatica a guardare da qui a maggio, guardiamo la partita che arriva. La proprietà è ambiziosa, ha voglia di tornare a giocare le coppe europee. Il nostro obiettivo è fare più punti possibili e cercare di fare un calcio sempre migliore come squadra. Il Tour finirà proprio a Nizza? Bella coincidenza…»